Doping, abusi ed altri illeciti: quali effetti per gli Enti sportivi? ASD SSD

Doping, abusi ed altri illeciti: quali effetti per gli Enti sportivi?

Lo scorso 9 dicembre, il voto unanime da parte della WADA (World Anti-doping Agency) ha decretato l’esclusione della Russia dalle principali competizioni sportive per i prossimi quattro anni, incluse le olimpiadi estive di Tokyo 2020, per doping.

Il provvedimento è nato dalla volontà di reazione nei confronti di condotte non conformi alle prescrizioni in materia di sostanze proibite e, a maggior ragione, verso l’atteggiamento non trasparente e carente di collaborazione delle autorità sportive russe, quale segnale di forte disappunto verso quella che costituisce una delle maggiori criticità del settore.

Se il valore dello sport come strumento di inclusione sociale e della ginnastica finalizzata alla salute ed al fitness non è in discussione, al punto da aver programmato una Riforma organica (peraltro non ancora conclusa), ciò che continua a rappresentarne una “piaga” sono i comportamenti scorretti dei suoi protagonisti, sotto un duplice profilo:
– le condotte antisportive degli atleti, professionisti e amatoriali;
– le pratiche lesive (e talvolta fraudolente, da noi sempre denunciate) degli organi di gestione.

Disciplina sportiva e attività illecite

Il Codice di comportamento sportivo del CONI, che per ASD e SSD è l’unico organismo certificatore dell’attività sportiva effettivamente svolta dai sodalizi, elenca i doveri inderogabili cui “i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell’ordinamento” sono tenuti ad adempiere e a cui devono conformarsi, in particolare:
– lealtà;
– correttezza nell’imputazione dei risultati;
– atteggiamenti non violenti;
– abitudini non discriminatorie;
– divieto di doping;
– dichiarazioni non lesive dell’altrui reputazione;
– riservatezza;
– imparzialità;
– prevenzione dei conflitti di interesse;
– collaborazione;
– difesa della rispettabilità del sistema.
Questi i canoni tassativi per l’apparato sportivo, ben rappresentati dal concetto di “fair play” che dovrebbe governarlo.

Il doping nello sport

Ai sensi dell’art. 1 della Legge 376/2000, per doping si intende “la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”.

Prassi di questo genere, che oltre a rappresentare un illecito integrano un vero e proprio reato penale, si stanno diffondendo anche all’interno delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche, contrariamente alla tendenza d’origine che le vedeva limitate all’ambito professionistico (è di pochi giorni fa l’arresto nel milanese di 6 persone implicate nel traffico di anabolizzanti e sostanze dopanti in alcune palestre della zona).

Ma a sporcare il mondo sportivo ci pensano anche le condotte di chi lo governa. Troppo spesso abbiamo infatti assistito a servizi di cronaca nei quali si evidenzia l’operato assai poco trasparente di gestori privi del necessario senso di “responsabilità sociale” che dovrebbe guidare l’apparato o, peggio ancora, di finti Enti Non Profit sorti con l’unico scopo di incassare corrispettivi de-commercializzati, sfruttando, senza titolo, agevolazioni fiscali riservate per ben altre motivazioni (finalità ideali …).

Associazioni sportive e Società Sportive Dilettantistiche: quali sono i rischi?

Porsi un obiettivo è fondamentale per migliorarsi. E la giusta ambizione costituisce un valore aggiunto.
Ma affinché le prestazioni rendano onore all’alto valore della disciplina , occorre consapevolezza da parte dei suoi protagonisti, escludendo non solo il doping, ma tutte quelle dubbie attività che troppo spesso infangano il settore, anche dilettantistico.

Sono quasi due facce della stessa medaglia: perchè la cultura del benessere, di aggregazione e la crescita personale possano essere assicurati occorre onestà sia nella pratica sportiva che nell’amministrazione.

Questo sin dalla fase costitutiva degli enti dedicati, ASD o SSD che siano: la regolare individuazione della propria attività tra quelle dichiarate ammissibili dal CONI, ad esempio, è imprescindibile per la conseguente iscrizione al Registro e per evitare tutti le conseguenze del mancato adempimento.

Passare dalla teoria alla pratica, oltre che doveroso, può non essere così difficile!

Questo approfondimento è stato realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Mimma Sgrò.

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