Fitness e sport per la salute: bisogno primario confermato dal coronavirus

Fitness e sport per la salute: bisogno primario “confermato” dal coronavirus

Gli erogatori di attività sportive e fitness per la salute saranno determinanti e “locomotive” nella fase di ripartenza (post coronavirus)?
Sì! Ed ecco perché ci si può scommettere …

1. Perché il bisogno di praticare attività sportive e motorie si è consolidato in termini di percezione e consapevolezza individuale e collettiva, assumendo le caratteristiche di un bisogno primario: il nostro corpo e la nostra salute si nutrono di movimento, la nostra psiche si nutre di emozioni e relazioni sociali.

2. Perché la platea dei soggetti interessati a svolgere questa tipologia di attività è già percentualmente salita, grazie alla consapevolezza citata e grazie alla grandissima diffusione dello #SportatHome: in condizioni di isolamento questo appello è stato raccolto in termini entusiasmanti, peraltro anche la crescita in termini di qualità del servizio erogato, ha subito una profonda e rapida accelerazione, che continuerà.

3. Perché il Sistema Sanitario pubblico e privato ha mostrato immense criticità e il modello dovrà necessariamente subire un cambio epocale; i centri fitness sport e salute possono giocare un ruolo di solidarietà e di supporto formidabile. Oggi il nuovo paradigma si può e si deve basare sulla salute della persona e il concetto di sanità diviene un aspetto e un caposaldo determinante e di valore assoluto, ma non è il fine. Il fine è chiaramente la salvaguardia, sia in termini di prevenzione che di estrema e più intensiva cura, della salute della persona. Questo è un processo che va compreso, condiviso e partecipato con attività e disponibilità concrete e assertive.

I vecchi modelli a comparti chiusi speculativi sono nei fatti un fallimento finito e la consapevolezza, la sofferenza, la difficoltà di tutti lo hanno reso evidente. Anche il nuovo modello di centro sport e fitness per la salute è già diverso, estremamente connesso sul piano sociale, strutturato sul piano tecnologico e funzionalmente aperto alle attività outdoor. La lungimiranza in termini di visione e di innovazione anche tecnologica farà la differenza, al di là degli aspetti (e delle difficoltà finanziarie della fase 2 e 3).

Centro fitness, sport e salute quale presidio di salute: il tema della “tele-salute”

Il momento attuale impone una serie di analisi molto attente e funzionali ai manifestati limiti di un Sistema Sanitario che ha evidenziato una faticosa gestione dell’emergenza sui casi gravi e mostrato anche i segnali evidenti di una gestione domiciliare dei pazienti e delle attività di prevenzione del tutto non soddisfacenti e in alcuni casi anche vergognosa.
Il nostro obiettivo dichiarato è quindi di proporre idee e strumenti evoluti per provare a fornire un contributo utile e affrontare il tema del centro fitness/wellness sport e salute quale “presidio di salute”.
Le analisi, i dati e le ricerche condotte da molti attori (in particolare gli esempi attivati in Emilia-Romagna grazie a Wellness Foundation), possono oggi essere la base e il trampolino per una riflessione tecnica e scientifica sul ruolo che l’attività di prevenzione può giocare nella capacità del Sistema Sanitario, nell’essere maggiormente in grado di rispondere ad emergenze impreviste o estremamente impattanti.
Riguardo il “covid-19” i dati ci dimostrano che una larghissima percentuale di patologie pregresse hanno prodotto drammatici decessi. Molte di queste patologie (ipertensione, diabete, patologie cardio-circolatorie) potevano essere prevenute e contrastate con efficacia anche e soprattutto con l’esercizio fisico.

Possiamo in futuro accettare la scelta etica di non curare gli anziani oppure non curare chi ha scelto stili di vita contrari alla propria salute, perché non abbiamo reagenti, presidi, donne e uomini e tecnologie disponibili per tutti?

Da un lato è evidente che l’attività di prevenzione minimizza il rischio di escalation cliniche importanti e quindi ricopre un ruolo fondamentale nella capacità di limitare il numero di accessi ai presidi ospedalieri e nel caso questi avvengano di permettere una più facile gestione del paziente.
Dall’altro è altrettanto evidente che i singoli cittadini ed il Sistema Sanitario nel suo complesso non erano affatto pronti a considerare la prevenzione come una attività chiave per l’intero sistema di gestione della salute, una attività (come quella del fitness) che è stata considerata per molto tempo legata solo all’aspetto “estetico” e non a quello legato al “benessere”. Il cittadino oggi ha acquisito totale evidenza di questo bisogno primario e forse anche le Istituzioni hanno compreso.

Interpretare la prevenzione nel senso di “benessere” e valutare l’impatto di questa sulla “salute”, obbliga quindi ad una rottura degli schemi e ad una riflessione su come impostare, a livello di società, un percorso di maggiore sensibilizzazione. Ovviamente tale percorso deve tenere conto sia delle esigenze degli erogatori di servizi, sia delle esigenze del sistema sanitario e deve essere basato sulla concreta oggettivazione dei benefici, sia da un punto di vista scientifico che economico. In altri termini se è acclarato che il praticare attività sportiva e motoria va ormai letto come un bisogno primario e un potente strumento per la salute e che in tal senso può essere considerato potenzialmente come costo legato alla salute, con tutte le conseguenze del caso anche in termini di detraibilità, il passo ulteriore e necessario è rappresentato dalla corretta raccolta, validazione, oggettivazione e fruizioni etica di questi dati biometrici. Solo in tale modo sarà possibile non solo oggettivare il beneficio, ma impostare riflessioni di rimborsabilità, anche parziale dei costi. Alla fine del percorso, finalmente virtuoso e rapido, è evidente una riduzione dei costi individuali e collettivi.

La raccolta ed analisi dei dati alla base dall’ analisi scientifica ed economica deve essere impostata in modo corretto e trasparente. Tutte le fasi delle attività e cioè l’identificazione dei dati da raccogliere (una sorta di biomarcatori digitali), la scelta e messa a disposizione degli strumenti di raccolta (sensori, wereable, etc), l’analisi dei dati e sintesi delle risultanze devono essere basati su un approccio serio e condiviso, sia di impostazione della attività di studio (protocollo), sia di implementazione di questo, che di analisi dei risultati. Solo in questo modo questa attività potrà essere “messa a disposizione” del mondo della medicina e della ricerca, al fine di evitare ripetizioni di raccolta dati, permettere un maggiore incrocio di dati in continuum, ed esaltare il potenziale di prevenzione, predizione e diagnosi precoce.

Se da un lato la conseguenza di tale attività può fornire consapevolezza dichiarata ai centri fitness, sport per la salute di una missione sociale, in termini di ruolo che potrebbero ricoprire nelle attività di prevenzione, dall’altro è evidente che tali dati potrebbero aprire nuove opportunità di sviluppo del settore attraverso una completa virtualizzazione della relazione tra centro ed il socio/tesserato. Significa portare l’esercizio fisico “prescritto e controllato” ovunque consentendo una continuità delle attività anche al di fuori del centro di riferimento (a casa, in spazi outdoor). Questo approccio chiaramente impostato in modo da essere rispettoso della privacy dei singoli, potrebbe non solo configurarsi come attività che impatti sulla salute del singolo, allargando la platea di utenti (l’interesse oggi non è più focalizzato all’acquisto di un abbonamento in palestra, ma è già divenuto un intesse potente a servizi per la salute), ma attraverso la anonimizzazione dei dati anche come un serbatoio di informazioni scientifiche e mediche, ancora più efficaci se legate ad informazioni relative a stili di vita, abitudini alimentari, tipologia lavorativa etc.
Il diritto alla salute nella nostra Costituzione è un diritto indisponibile e quindi irrinunciabile… questo può e deve accompagnarsi ad un nuovo approccio collaborativo e sostenibile basato sul riconoscimento del ruolo della prevenzione e sui benefici per il singolo e l’evidente impatto sulla collettività.

La finalizzazione delle idee sinteticamente descritte passa attraverso alcuni passaggi necessari:
• attivazione di un tavolo operativo con ricercatori, informatici, medici imprese e health manager perché essi possano condividere l’idea, identificando inoltre la tipologia di informazioni che potrebbe essere necessario raccogliere (biomarcatori digitali);
• individuazione degli strumenti di rilevazione, in funzione dei parametri più rilevanti e di interesse;
• individuare le modalità di analisi dei dati e gestione efficace della salute digitale (o tele-salute);
• modellare con efficacia il paradigma della gestione della salute della persona, quale bene personale e collettivo, attraverso competenze etiche e concorrenti e verificare i percorsi di sostenibilità di tale approccio.

Se a gennaio 2020 potevamo immaginare ancora alcuni anni per far comprendere e condividere questi passaggi, oggi abbiamo dai 3 ai 6 mesi.

Grazie per l’attenzione, ma soprattutto per il contributo in azioni concrete.

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