Socio o tesserato? Differenza per Associazioni e Società Sportive

Socio o tesserato? Differenza per Associazioni e Società Sportive

Molto spesso i termini “socio” e “tesserato” vengono utilizzati dagli operatori sportivi di Associazioni e Società Sportive come sinonimi: ma se da un lato (quello delle agevolazioni fiscali per i corrispettivi versati) questi termini possono essere “accostati”, da un altro (quello dei diritti/doveri del singolo) la differenza di “status” è assai rilevante. Cerchiamo quindi di fare chiarezza su di un tema assai rilevante, sul quale recentemente anche Agenzia Entrate (con la circolare 18/E dell’agosto 2018) ha fornito alcune indicazioni interpretative.

Chi è un Socio di un’Associazione? Quali sono i suoi diritti e doveri?

La qualifica di socio può essere concessa a chiunque condivida scopi e finalità ideali dell’ente Non Profit al quale richiede di iscriversi, secondo quanto stabilito dal suo statuto sociale.

Senza dilungarci su tutte le previsioni obbligatorie che lo statuto di un’Associazione deve necessariamente contenere, per quanto ci occupa in questo approfondimento in esso dovrà sicuramente essere prevista una “disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative volte a garantire l’effettività del rapporto medesimo” (art. 148 TUIR). Essere socio di un’Associazione, pertanto, rappresenta la conclusione di un iter che muove da una richiesta espressa dell’interessato, per terminare con la deliberazione specifica sul punto resa dall’Organo incaricato individuato nello statuto, che certifica la nascita del vincolo associativo tra le parti.

E se per gli Enti del Terzo Settore l’individuazione delle proprie finalità tra le attività di interesse generale di cui all’art. 5 del D. Lgs. 117/2017 è obbligatoria ai fini dell’adeguamento statutario ai dettami della Riforma entro il prossimo 30 giugno 2020, è in ogni caso necessario per ogni Associazione individuare l’iter di iscrizione, poiché dallo status di “socio” derivano diritti e doveri tutt’altro che trascurabili.
Un socio è infatti prima di tutto autorizzato ad utilizzare i locali sociali per partecipare alle attività organizzate consultando altresì i libri sociali; concorre a costituire le assemblee (sia ordinarie che straordinarie) e gode dell’elettorato attivo (votare) e di quello passivo (essere votati). A questi diritti si contrappongono i doveri di osservanza dello statuto e degli eventuali regolamenti e deliberazioni dell’Ente, oltreché quello di corrispondere le quote stabilite (sempre se dovute).

Che differenza c’è tra socio e tesserato?

A differenza del vincolo associativo, il tesseramento costituisce presupposto fondamentale per garantire lo svolgimento di attività sportive anche nell’alveo dell’Ente nazionale di riferimento (EPS, FSN o DSA che sia), individuando i soggetti autorizzati a prendervi parte e conferendogli eventuali ulteriori facoltà, eventualmente cumulabili ma non identificabili con quelle dell’associato.

Prima fra tutte, come anticipato, quella di concorrere nelle competizioni sportive, ottenendo anche il riconoscimento dei risultati raggiunti, nonché la possibilità di beneficiare di una copertura assicurativa, durante lo svolgimento delle attività, alle condizioni sottoscritte dall’Ente con il broker di riferimento. Il tesseramento si configura infatti come un atto amministrativo, che iscrive il soggetto all’Ente Sportivo Nazionale in questione.

Altro differenza fra socio e tesserato è ravvisabile nella durata del rapporto, che se per il tesseramento segue il periodo imposto (o scelto) dall’Ente di Promozione o Federazione Sportiva Nazionale, per il rapporto associativo deve essere esclusa “espressamente la temporaneità della partecipazione alla vita associativa” (sempre ex art. 148 TUIR), salva l’eventuale necessità di rinnovare la volontà di appartenenza all’Ente e le ipotesi di recesso ed esclusione (sempre secondo le previsioni di ogni singolo statuto).

Socio e tesserato: la de-commercializzazione dei corrispettivi versati secondo Agenzia Entrate

Su di un tema così delicato anche Agenzia Entrate ha contribuito a fornire chiarezza per ciò che più le occupa, andando ad individuare condizioni e requisiti da soddisfare per poter con ragione considerare i corrispettivi versati ad Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche non soggetti ad imposte. In particolare, l’Amministrazione Finanziaria, che già si era espressa sul tema con la risoluzione 38/E del 17 maggio 2010,  con la recente circolare 18/E del primo agosto 2018, ha chiarito nel quesito 7.1 che “I soggetti nei confronti dei quali devono essere rese le attività svolte dalle associazioni e società sportive dilettantistiche non lucrative ai fini dell’applicazione della disposizione agevolativa di cui all’articolo 148, comma 3, del TUIR, sono in primo luogo quelli aventi la qualifica associati o soci. La disposizione agevolativa in argomento si applica, tuttavia, anche con riferimento alle attività effettuate dall’associazione o società sportiva dilettantistica non lucrativa nei confronti di soggetti frequentatori e/o praticanti che non rivestono la qualifica di soci o associati, a condizione che i destinatari delle attività risultino, come previsto dalla norma, “tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”, vale a dire tesserati della Federazione Sportiva Nazionale, dell’Ente di Promozione Sportiva o della Disciplina Sportiva Associata cui è affiliato l’ente sportivo dilettantistico non lucrativo”.

Non è però sufficiente il solo vincolo associativo piuttosto che il mero tesseramento per consentire alle ASD/SSD di godere delle agevolazioni riservate, essendo infatti indispensabile che si “tratti di attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, dovendosi escludere la possibilità che vengano sottratti all’imposizione i corrispettivi pagati a fronte di prestazioni collegate solo in via indiretta o eventuale agli scopi istituzionali”. Infatti, in caso contrario, e dunque nell’ipotesi di un corrispettivo versato sì da un socio o tesserato ma non per attività coerenti con le finalità istituzionali ideali dell’Ente, questo dovrà a pieno titolo rientrare nei proventi costituenti reddito imponibile, e come tale assoggettato ad imposte secondo il regime fiscale di riferimento (che per questi Enti è solitamente quello individuato dalla L. 398/91), trattamento quindi analogo a quello riservato a corrispettivi versati per prestazioni “effettuate nei confronti di soggetti che non rivestono la qualifica di soci o associati né di soggetti che siano tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”.

Per nulla secondaria, infine, è la conclusione del ragionamento, che certifica la differenza di “statuts” tra socio e tesserato, dal momento che precisa come “… gli obblighi relativi alla democraticità del vincolo associativo … devono essere rispettati dall’associazione sportiva dilettantistica nei confronti dei soggetti aventi lo status di associato della stessa associazione, vale a dire nei confronti di coloro che sono uniti all’associazione dallo specifico vincolo giuridico derivante dall’adesione al contratto associativo. Per quanto concerne i soggetti “tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali” (Federazioni Sportive Nazionali, Enti di Promozione Sportiva e Discipline Sportive Associate), nel caso in cui tali soggetti non rivestano anche lo status di associati dell’associazione sportiva dilettantistica, nei confronti degli stessi non sussistono gli obblighi relativi all’attuazione del principio di democraticità”.

Per verificare statuto e modalità gestionali adottate dal Vostro Ente proponiamo un intervento che prevede:

  • invio di questionario in formato excel via mail;
  • ricezione del questionario compilato unitamente ad una copia di statuto;
  • call conference su skype (o di persona presso di noi) dedicata all’analisi del questionario, alla gestione dell’Associazione ed alle eventuali criticità riscontrate, con verifica delle possibili soluzioni operative;
  • predisposizione, nei 5 giorni lavorativi successivi, di apposita relazione, con le prassi corrette.

Per maggiori informazioni scriveteci a info@tuttononprofit.com con oggetto “info check”.

Questo approfondimento è stato realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Mimma Sgrò.

Tutto Non Profit © riproduzione riservata, MOVIDA SRL

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31 commenti

  1. Salve, io sono socia di un ASD che fa corsi di danza. Per partecipare a questi corsi devo per forza essere tesserata alla federazione (FIDS) oppure posso evitare il tesseramento e partecipare ai corsi da socia (ovviamente portando il certificato medico sportivo)?

    1. Buongiorno. Per partecipare ai corsi di attività sportiva promossi da una ASD/SSD è necessario che tutti i praticanti non solo siano in possesso di certificato medico di idoneità sportiva in corso di validità rilasciato dal medico competente (requisito questo da Lei già soddisfatto a fronte di quanto indicato) ma è altresì necessario che i soggetti in questione siano assicurati, sia contro gli infortuni che per la responsabilità civile. Questo adempimento viene solitamente assolto da parte delle ASD/SSD con il tesseramento dei propri soci/iscritti all’Ente di Promozione e/o Federazione Sportiva Nazionale cui la stessa ASD/SSD è affiliata, con assegnazione della copertura assicurativa prevista dalle polizze sottoscritte dai rispettivi Enti. Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. Buonasera
    Mia figlia fa parte di una ASD costituita da solo atleti minorenni regolarmente tesserati, ho saputo che esiste solo il consiglio direttivo e che da oltre 7 anni sono sempre le stesse persone.
    Quando ho chiesto di fare un’assemblea dei soci per leggere il rendiconto mi sono sentito rispondere che non è possibile farlo per due motivi:
    1) “non ci sono soci”
    2) “c’è solo il consiglio direttivo che decide tutto”
    3) “gli atleti sono solamente tesserati quindi non possono votare ma se anche fossero soci non potrebbero votare in quanto minorenni.”
    La mia domanda è molto semplice: tutto questo è legale?
    Una ASD può avere soltanto il consiglio direttivo? e nessun socio che vigili sul suo operato?
    Se sono tutti minorenni, i genitori non contano niente nelle decisioni?

    Grazie

    1. Buongiorno. Le associazioni nascono in via principale per organizzare e promuovere attività nei confronti di soci, motivo per il quale sono state previste dal Legislatore le agevolazioni fiscali riservate a detti tipi di Enti. Certamente anche per i tesserati sono previste agevolazioni fiscali, ma nei termini proposti parrebbe che l’impostazione adottata sia volutamente distorta, al fine di concentrare il potere decisionale nelle mani del Consiglio Direttivo. Ciò posto, in via generale nulla osta alla circostanza che il mandato di un consiglio direttivo venga rinnovato più volte (salvo diverse esplicite previsioni contenute nello statuto sociale dell’Ente), ma è certamente necessario che la loro legittimazione derivi da apposite elezioni. Infine, per quanto concerne i minori, preciso che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato una nota (https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/normative/Documents/2019/Nota-n-1309-del-06022019-discriminazioni-ammissione-associati.pdf#search=23228%202017%20%20) nella quale, riprendendo taluni precedenti giurisprudenziali, ha precisato che il voto dei soci minori è esercitato per il tramite di chi ne riveste la responsabilità genitoriale. Cordialità, Stefano Bertoletti

  3. Buongiorno,
    in riferimento al vostro articolo che affronta la differenza di status tra soci e tesserati, chiedo
    1) è corretto per una ASD avere al proprio interno soci che sono anche tesserati e solo tesserati? o tutti devono essere soci? Grazie

    1. Buongiorno. In via generale nulla osta alla circostanza che un’ASD abbia soci e tesserati. Ovviamente i primi saranno altresì titolari di tutti i diritti ed i doveri connessi a tale qualifica (ivi inclusi su tutti l’elettorato attivo e passivo all’interno dell’Ente), mentre gli altri saranno meri iscritti all’Ente di Promozione Sportiva/Federazione Sportiva Nazionale cui la stessa ASD è affiliata. Cordialità, Stefano Bertoletti

  4. buona sera volevo porvi una domanda. Sono il Vice presidente di una ADS che fa prettamente attività outdoor nello specifico facciamo attività di escursioni in montagna. Alle attività che svolgiamo ogni weekend partecipano sia i nostri tesserati che iscriviamo all’endas e che pagano una tesseramento annuale e poi abbiamo i soci giornalieri a cui facciamo una copertura assicurativo presso un ente diverso dall’endas che ci copre da eventuali infortuni ovviamente pagando un corrispettivo diverso. Volevo sapere se questa è una procedura corretta e in che modo possiamo ovviare a problemi

    1. Buongiorno. Questo il testo dell’articolo 148 n.3 del TUIR, che individua i criteri della de-commercializzazione dei corrispettivi pagati agli Enti di tipo associativo, come le ASD: “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attivita’ e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonche’ le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati”. Le segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  5. BUONASERA,
    SONO PRESIDENTE DI UN PICCOLA ASD ISCRITTA ALLA FIT ED A ENDAS.
    QUEST’ESTATE PRENDEREMO IN GESTIONE UN CIRCOLO IN UNA LOCALITA’ BALNEARE CON UN NOTEVOLE MIVIMENTO DI PERSONE, PER ESSERE TRANQUILLA AI FINI FISCALI COME DEVO COMPORTARMI CON LE PERSONE CHE GIOCHERANNO ANCHE SOLO SALTUARIAMENTE SUI CAMPI?
    E’SUFFICIENTE TESSERARE TUTTI AD ENDAS O DEVO INSERIRE TUTTI I PRESENTI NEL LIBRO SOCI DELL’ASSOCIAZIONE?SONO OBBLIGATA A RILASCIARE RICEVUTE PER OGNI TESSERA RILASCIATA E PER OGNI AFFITTO CAMPO?COME POSSO SEGNARE TUTTE LE ENTRATE IN CONTANTI GIORNALIERE? SCUSATEMI MA VORREI FARE LE COSE PER BENE PER STARE TRANQUILLA E PENSARE SOLO AL TENNIS!GRAZIE
    ROBERTA

    1. Buongiorno. Se l’Ente somministra direttamente un’attività nei confronti di associati e/o tesserati al medesimo EPS/FSN cui la stessa ASD è affiliata il relativo provento può essere ritenuto di natura istituzionale ex art. 148 del TUIR, in base al quale “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attivita’ e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”. Se invece l’attività dell’Ente si limita ad un mero “affitto spazi” questo è da ritenersi attività commerciale, e come tale da assoggettarsi ad IVA ed imposte secondo le aliquote previste dal regime fiscale di riferimento, solitamente quello disciplinato dalla L. 398/91. Le segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  6. Buongiorno,

    una ASD che svolge attività di basket e minibasket tessera alla FIP i partecipanti a tale attività. Questi ultimi diventano, de facto, soci della ASD ? Pur comprendendo che il rapporto di socio e tesserato hanno natura e forma diverse, e che generalmente le 2 cose coincidono, vi sono però situazioni (per esempio i cosiddetti ‘tesseramenti individuali’ diretti del singolo a un EPS o Federazioni) dove tale situazione percorre 2 strade simili ma non uguali. Quest’ultima, da quanto ho capito, genera abbastanza confusione, anche sulla base dell’art. 148 comma 3 del TUIR e alcune circolari dell’Agenzia delle Entrate.

    Mi spiego meglio, e circoscrivo la mia domanda a una ASD che svolge basket : uno socio di questa ASD può non essere tesserato FIP perchè non svolge l’attività per cui è necessario tale tesseramento, ma può un tesserato FIP (che lo può diventare solo tramite l’ASD stessa) non essere socio dell’ASD ?

    La mia interpretazione direbbe di no, ma sento la necessità di avere dei chiarimenti sulla questione, anche perchè la questione della ‘defiscalizzazione’ e ‘decommercializzazione’ ben chiarita nei riferimenti sopra citati in realtà si sposterebbe non tanto sui ‘fruitori’ dell’attività ma sulle caratteristiche che il soggetto ASD deve avere per poterne usufruire (soci e loro diritti nell’ASD).

    Grazie

    1. Buongiorno. Quesito ampio e delicato, da approfondire con il Suo consulente. In ogni caso, con piacere, condivido un ragionamento: un conto è divenire socio di un Ente di tipo associativo, seguendo il relativo iter ed acquisendo diritti e doveri connessi a detta qualifica (su tutti, all’interno di un’Associazione, elettorato attivo e passivo), altro conto invece è quello di venire tesserato, per il tramite dello stesso Ente, ad un EPS/FSN cui l’Associazione stessa è affiliata. Il solo tesseramento ad un EPS/FSN non conferisce infatti la qualifica di socio in una data associazione, limitandosi a certificare che un certo soggetto è in possesso della tessera di un EPS/FSN rilasciata per il tramite di una certa ASD o SSD, risultando dunque tesserato presso l’EPS/FSN in questione. Cordialità, Stefano Bertoletti

      1. Ringrazio per la sua risposta e ne comprendo il significato anche se resto perplesso.

        Mi affiderò ad un consulente, come de Lei consigliato.

        Cordiali saluti.

  7. Salve ho una domanda per lei invece dal punto di vista dell “utente”.

    Sono andato a giocare presso dei campi da padel , al momento del pagamento (dopo la partita) mi hanno detto che era “obbligatorio” per giocare li, fare anche una tessera. Non so se la società è una asd o una società privata, o altro , ma la tessera che mi davano era una tessera “MSP” che fà riferimento al “movimento sportivo italiano”. Non mi hanno chiesto neanche certificato medico e altro, e mi sembra molto strano. Secondo lei è una tecnica “scorretta” per incassare qualcosa in più e la tessera non serve a nulla, oppure possono obbligarmi veramente a farmela fare per giocare nei loro campi? Se non la facessi loro possono non farmi giocare? Grazie

    1. Buongiorno. Premesso che il tema in questione è assai ampio, l’Ente in questione (ASD o SSD che sia) ha certamente un obbligo assicurativo nei confronti dei suoi associati/tesserati, che solitamente soddisfa con l’iscrizione degli stessi all’Ente di Promozione Sportiva/federazione Sportiva Nazionale di riferimento. Detto ciò, la “tessera” è certamente condizione imprescindibile per l’Ente per poter considerare l’incassio decommercializzato ai sensi delle previsioni dell’articolo 148 del TUIR così come chiarito anche dalla risoluzione 38E di Agenzia Entrate del 2010. In assenza, i corrispettivi da Lei versati sarebbero per l’Ente attività commerciale, con le relative conseguenze in termini di imposte e dichiarative per l’Ente stesso. Cordialità, Stefano Bertoletti

  8. Buongiorno ho una asd e volevo sapere se gli allievi non diventano soci ma solo iscritti tesserati come versano comunque la quota asdociativa o la quot a di iscrizione è considerata un corrispettivo specifico

    1. Buongiorno. Questo il testo dell’attuale articolo 148 del TUIR: “Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, sportive dilettantistiche, nonche’ per le strutture periferiche di natura privatistica necessarie agli enti pubblici non economici per attuare la funzione di preposto a servizi di pubblico interesse, non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attivita’ e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonche’ le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati”. Le segnalo quindi il nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  9. buongiorno, relativamente all’articolo “SOCIO o TESSERATO” una ASD di cui sono il Presidente deve procedere al tesseramento, alla nostra federazione di appartenenza , di alcuni atleti di una sede secondaria ubicata in un’altra provincia della Associazione ; ci si domandava se dovendo fare il tesseramento è necessario iscrivere nel libro dei SOCI gli atleti o se il semplice TESSERAMENTO alla Federazione non comporta l’obbligo dello status di socio e quindi di non doverli annotare nel libro soci.
    Ringrazio per il vostro riscontro.

    1. Buongiorno. Il “semplice tesseramento alla federazione” non comporta automaticamente che il soggetto in questione diventi altresì un socio dell’Ente, posta la necessità di verificare gli incartamenti alla base di detta iscrizione. La qualifica di socio, infatti, può essere acquisita solamente con il rispetto di un rigoroso iter ben preciso, solitamente indicato negli statuti sociali, che passa dalla presentazione di una richiesta di ammissione al vaglio del consiglio direttivo sino all’approvazione della domanda, con conseguente inserimento a libro soci. Segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2013/09/come-gestire-la-domanda-di-ammissione.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  10. Buonasera ho intenzione di aprire una Asd no profit che svolgerà attività motoria per bambini e mi affilierò ad un EPS del mio territorio.
    Che tipo di tesseramento occorre fare ai bambini per farli “allenare” e cosa devono portare come certificati medici?
    Il tesseramento può essere anche mensile come accade nelle palestre per adulti?
    Vorrei un po di informazioni grazie mille.
    Stefano

    1. Buongiorno. Ai fini della certificazione medica Le segnalo i nostri approfondimenti specifici sul tema: https://www.tuttononprofit.com/category/certificato-medico. Per quanto concerne i pagamenti, invece, questo il testo dell’articolo 148 del TUIR: “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attivita’ e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonche’ le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati”. Ciò posto nulla osta alla circostanza che i corrispettivi vengano pagati mensilmente. Segnalo in proposito il nostro articolo: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  11. buongiorno Stefano,
    complimenti per l’articolo davvero. sto andando a formare una ASD affiliata FIT ed ho effettivamente questo dubbio :

    dalle mie parti usa che se un non socio viene a giocare paga una tariffa maggiorata rispetto al socio. ora mi chiedo a livello assicurativo si può considerare a posto? serve la visita medica sportiva? oppure dovrebbe comunque fare la tessera agonista / non agonista?

    grazie mille!

    1. Buongiorno. Occorre distinguere la natura dei corrispettivi incassati dal profilo assicurativo. In via generale ai fini fiscali, ex art. 148 del TUIR, “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti …”, motivo per il quale condizione di de-commercializzazione è rappresentanta dalla qualifica di iscritto/associato del soggetto in relazione ad un’attività coerente con le finalità istitzionali non lucrative dell’Ente. In questo caso saranno dunque operativi tutti gli obblighi collegati, tra i quali la copertura assicurativa dell’iscritto nonché la sua idoneità fisica a partecipare alle attività, attraverso idoneo certificato medico sportivo in corso di validità. Gli altri corrispettivi, pertanto, sono da considerarsi commerciali, con i relativi adempimenti ed obblighi correlati. Segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  12. Buongiorno, sono socia di una ASD e tesserata fino al termine di questo anno sportivo. In questo momento momento di covid da marzo non abbiamo usufriuto del servizio proposto per ovvi motivi, mi chiedevo dunque se l’associazione fosse obbligata a rimborsare circa 1/3 della cifra pagata a inizio anno dato il non servizio utilizzato, appoggiandoci anche all’art 1463 del codice civile. Vi ringrazio per il chiarimento e per il bell’articolo. Irene

    1. Buongiorno. Premessa la necessità di verificare le previsioni inserite nel contratto sottoscritto tra le parti, il Decreto Rilancio precisa che in virtù dell’impossibilità di usufruire dei “contratti di abbonamento per l’accesso ai servizi offerti da palestre, piscine e impianti sportivi di ogni tipo” a causa della sospensione dell’attività sportiva, viene riconosciuta agli interessati la facoltà, esercitabile entro trenta giorni “dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”, di richiedere il rimborso di quanto versato per i periodi di sosta, “allegando il relativo titolo di acquisto o la prova del versamento effettuato”. In alternativa, al gestore dell’impianto sportivo sono concessi trenta giorni di tempo dalla presentazione dell’istanza per “rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva”. Cordialità, Stefano Bertoletti

  13. Salve e complimenti per l’articolo “Soci e tesserati”.
    Sono il presidente di una ASD e mi sono comportato così:
    Una persona vuol diventare socio, lo chiede, gli fornisco statuto e regolamenti se ci sono, compila domanda socio, il CDA approva.
    Ora la situazione è diventa socio esempio dal 10 ottobre 2019 lui corrisponde la quota sociale il 10 ottobre 2019, quando deve ripagare la quota successiva per mantenere i diritti del socio?
    Noi facciamo ripagare il 10 ottobre 2020 ma alcuni fanno pagare la quota sociale a gennaio in riferimento anche al tesseramento a Federazione o EPS.
    Grazie

    1. Buongiorno. Occorre distinguere la quota associativa corrisposta al sodalizio per partecipare alle attività da questo organizzate dalla uota di tesseramento all’Ente di Promozione Sportiva o Federazione Sportiva Nazionale cui la ASD è affiliata. La prima, infatti, dovrà essere versata all’inzio dell’anno sociale, o comunque non appena si apra la campagna tesseramento del nuovo anno, rivolta a tutti i socio già iscritti o a coloro che aspirano ad essere parte del sodalizio; la tessera di EPS/FSN, invece, dovrà essere pagata dall’Ente in concomitanza con la scadenza della precedente (in caso di rinnovo), così da confermare la corretta attivazione in capo all’associato della copertura assicurativa garantita dal tesseramento ad EPS/FSN. Cordialità, Stefano Bertoletti

  14. buongiorno, ho letto con attenzione l’articolo su “Soci e Tesserati”.
    desidero fare i miei complimenti per la chiarezza e semplicità usata.
    saluti.

  15. Buonasera , abbiamo da poco costituito una associazione ODV con scopi sociali (assistere e sostenere donne sottoposte a cure chemioterapiche) . Siamo un tot di socie inserite nell’atto costitutivo. Adesso vorremmo ” coinvolgere ” altre persone. Ho letto e capito cosa comporta avere nuovi soci (richiesta scritta , approvazione del consiglio direttivo e obblighi verso il nuovo socio) per cui vorrei sapere se è possibile avere dei tesserati , ovvero simpatizzanti occasionali che versano una quota stabilita (senza essere approvati, senza essere coinvolti /obbligati a rinnovare l’iscirzione o ad inviare recesso , senza partecipare alle Aseemblee), a fronte del tesseramento però la nostra associazione a differenza per esempio delle associazioni sportive , non fornirebbe nulla ai tesserati.

    1. Buongiorno. Il versamento di una quota stabilita rappresenta un corrispettivo, che può essere decommercializzato esclusivamente a condizione che, ex art. 148 del TUIR, venga versato “in diretta attuazione degli scopi istituzionali, … nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti”. Diversamente i proventi in questione (non essendo donazioni/liberalià) sarebbero da ritenersi commerciali, con tutte le consuguenze del caso in termini di imposte, IVA e dichiarazioni fiscali (https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

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