Per quali motivi un'Associazione (o un ETS) può escludere un socio?

Per quali motivi un’Associazione (o un ETS) può escludere un socio?

L’esclusione di un socio da parte di un Ente di tipo associativo (“vecchia associazione” o futuro Ente del Terzo Settore che sia) è consentita in presenza di gravi motivi che, in caso di contestazione, dovranno essere valutati dal giudice adito secondo il suo apprezzamento, tenuto conto di quanto stabilito dalla legge e dallo statuto o, in mancanza di espresse indicazioni al riguardo, secondo un’analisi proporzionale tra l’entità degli interessi lesi con l’addebito e la severità del provvedimento di espulsione.

Questo l’orientamento espresso dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 22986 del 16 settembre 2019 che, in questi termini ha esteso la disciplina contenuta nell’art. 24 c.c. anche agli Enti senza personalità giuridica (quelli non riconosciuti, costituiti ai sensi degli articoli 36 e seguenti c.c.).

Cerchiamo dunque di comprendere la portata concreta della pronuncia e le ricadute per gli interessati.

Esclusione di un socio per gravi motivi: quali?

Posto che i soci rappresentano l’elemento umano indispensabile all’interno di un Ente di tipo associativo, e che essi compongono il principale e più importante organo deliberativo (l’assemblea sociale, ben più “rilevante” rispetto al Consiglio Direttivo, a dispetto di quanto talvolta si legga in numerosi statuti sociali), non è raro che in taluni casi l’atteggiamento di alcuni induca a valutarne l’allontanamento, in altri la sospensione ed in altri ancora l’esclusione (o espulsione).

Costituiscono infatti ragionevolmente un ostacolo al perdurare del rapporto associativo, fornendo anche nei casi più gravi una motivazione alla base del provvedimento di esclusione:
– comportamenti in contrasto e/o non rispettosi delle disposizioni di legge;
– mancato rispetto alle disposizioni statutarie e/o regolamentari dell’Ente;
– mancato rispetto delle deliberazioni assembleari;
– condotte contrarie all’oggetto sociale dell’Ente;
– morosità nei pagamenti (se dovuti, ovviamente).

Problemi di accertamento dei gravi motivi per l’esclusione di un socio e relative conseguenze

Nonostante l’individuazione delle ipotesi di esclusione possa apparire un’operazione banale, vista la percezione che ognuno può avere del “giusto/sbagliato” piuttosto che del “grave” in rapporto allo spirito solidaristico e di utilità sociale in un Ente Non Profit, l’accertamento concreto dell’effettiva gravità delle violazioni appare tutt’altro che scontata.
Indispensabile, per questo, è il dettato dello statuto: così come precisato dalla Cassazione, infatti, qualora l’Ente all’interno della propria “costituzione” abbia descritto motivi ritenuti così gravi da provocare l’esclusione dell’associato, sarà sufficiente procedere ad accertarne la sussistenza.

Contrariamente, qualora dovessero mancare indicazioni specifiche o ci si trovasse innanzi ad indicazioni non sufficientemente chiare, il giudice adito dovrà procedere ad una valutazione comparata e proporzionale, ponendo sul piatto della bilancia:
– l’entità delle conseguenze e della lesione degli altrui interessi, scaturiti dalla violazione;
– la severità e il carattere risolutivo del provvedimento di allontanamento.

Statuto e gravi motivi di esclusione del socio

La scelta di creare un’associazione, anche nelle more della Riforma del Terzo Settore, passa attraverso l’adempimento di una serie di obblighi formali e procedurali che, a loro volta, si sviluppano in conseguenze decisamente differenti, anche in termini di responsabilità degli organi incaricati e, più in generale, dei soggetti coinvolti.

E se è vero che la Riforma del Terzo Settore ha posticipato al prossimo 30 giugno il termine ultimo per procedere alla revisione degli statuti ai fini dell’adeguamento, ferme le indicazioni di Agenzia Entrate dello scorso ottobre, è altrettanto vero che la corretta impostazione di una disciplina uniforme del rapporto associativo rappresenta in ogni caso un presupposto irrinunciabile.

Per questo devono venire in soccorso le prescrizioni statutarie, le uniche in grado di limitare (se non escludere) i giudizi discrezionali, non solo su questi temi. Se alle regole sociali poi si aggiungono anche domande di ammissione ed impostazioni comprensive di una puntuale spiegazione del rapporto associativo che l’aspirante socio intende richiedere di instaurare, è evidente che eventuali “non lo sapevo” a fronte di provvedimenti di esclusione motivati da violazioni delle regole sociali non sortirebbero alcun effetto, se non quello di confermare il detto per cui “chi è causa del suo mal, pianga sé stesso“.

Questo approfondimento è stato realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Mimma Sgrò.

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3 commenti

  1. Un consigliere di una ASD che ripetutamente si astiene da qualsiasi tipo di votazione è passibile di espulsione per comportamento ostruzionistico?

    1. Buongiorno. Per rispondere al quesito posto occorre verificare le previsioni contenute nello statuto sociale dell’Ente oltreché nell’eventuale regolamento interno adottato. Cordialità, Stefano Bertoletti

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