Il DPCM del 17 maggio scorso ha individuato nel prossimo 15 giugno la date per l’accesso “a luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, anche non formali, al chiuso o all’aria aperta”, dando di fatto il “via libera” ai centri estivi, con possibilità per Regioni e Province Autonome di posticipare o anticipare, a seguito di una valutazione preventiva che tenga conto de “l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori” e in subordine all’adozione di protocolli o linee guida “idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali”.
Via libera dunque, all’organizzazione ludico-ricreativa per l’estate, con ruolo di protagonista per gli Enti Non Profit e del Terzo Settore, già impegnati sul fronte dell’assistenzialismo durante l’emergenza del coronavirus ed ora pronti ad entrare nuovamente in gioco per contrastare gli effetti del lockdown, attraverso lo svolgimento delle attività di interesse generale di pertinenza, spesso declinate nei centri estivi, sportivi e non.
Centri estivi: principi per la gestione in sicurezza di attività ludico-motorie
Sulla base di un lavoro d’intesa con diverse realtà ministeriali e organismi di coordinamento politico-locale (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dell’istruzione, Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Unione province d’Italia, Associazione nazionale comuni italiani) sono state adottate a cura del Dipartimento per le Politiche della Famiglia e con il contributo della Società italiana di Pediatria, integrate dalle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico, le “linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza COVID-19” (allegato 8 del DPCM 17 maggio 2020).
Un documento di sintesi su linee guida operative per i centri estivi che mira a salvaguardare le condizioni di benessere fisio-psichico di bambini e adolescenti, costretti a casa in una nuova realtà “smart”, dopo la battuta d’arresto della consueta didattica e la limitazione delle occasioni di svago (fitness e sport inclusi), attraverso “opportunità organizzate di socialità e gioco”, a difesa della salute e riducendo al minimo il rischio di contagio.
Ecco, in proposito, il messaggio 2350 dello scorso 5 giugno nel quale INPS ha notificato l'”Avvio della nuova procedura per la presentazione delle domande per i nuovi bonus per servizi di baby-sitting e per la comprovata iscrizione ai centri estivi e servizi integrativi per l’infanzia“.
Riapertura di parchi e giardini pubblici ai bambini
Secondo quanto indicato nel documento, l’accesso viene consentito a “bambini ed adolescenti da 0 a 17 anni, con obbligo di accompagnamento da parte di un genitore o di un altro adulto familiare, anche non parente, in caso di bambini al di sotto dei 14 anni”, fermo restando il divieto di assembramenti, il mantenimento del distanziamento sociale e l’obbligo di mascherina (al di sopra dei 3 anni).
Ecco quindi gli obblighi dei gestori, incaricati di supervisionare affinché vengano preservate le condizioni di sicurezza nonché garantite la sanificazione di ambienti e superfici, cui si aggiunge l’individuazione delle responsabilità a carico degli accompagnatori (soprattutto a fronte di soggetti con patologie).
Associazioni, SSD, Enti del Terzo Settore e attività all’aperto: come gestire i centri estivi?
Promossa dal testo di riferimento, la realizzazione di progetti nell’ambito della “outdoor education”, all’insegna del legame tra “l’esperienza dell’ambiente e della natura e lo sviluppo di importanti dimensioni dell’esperienza individuale”.
Nello specifico, “i progetti potranno essere realizzati dagli enti interessati, dai soggetti gestori da questi individuati nonché da organizzazioni ed enti del Terzo Settore”, subordinatamente ad approvazione comunale e “per quanto di competenza” delle “autorità sanitarie locali”, con “assunzione di responsabilità, condivisa con le famiglie, nei confronti dei bambini e degli adolescenti accolti”, visto lo stato di “emergenza sanitaria in corso”.
Organizzazioni di Volontariato, Associazioni ed altri Enti Non Profit vengono nuovamente chiamate a servizio del “welfare”, rafforzandone la centralità nell’ambito delle “finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” loro attribuite, ex articolo 5 del D. Lgs. 117/2017.
L’accesso è riservato alle fasce di età superiori ai 3 anni, suddivise in piccoli gruppi secondo “condizioni di omogeneità”, previa iscrizione e “con criteri di selezione della domanda da definirsi nel caso di domande superiori alla ricettività prevista”.
Il rapporto numerico operatori/bambini viene stabilito sulla base della fascia di età, concentrando l’attenzione sulla formazione degli addetti e salvaguardando la “possibilità di coinvolgimento di operatori volontari, opportunamente formati”, anche in merito all’utilizzo dei dispositivi di protezione e alle misure igienico-sanitarie.
Restano ferme le istruzioni generali che hanno guidato la ripresa delle varie attività socio-economiche (compresi centri sportivi e palestre): ingressi scaglionati, pianificazione delle attività, sanificazione degli ambienti, detersione delle mani.
A favore del distanziamento sociale, con esclusione di contatti interpersonali e del divieto di assembramenti, viene incentivata la continuità nel tempo dei gruppi e del personale impiegato, facilitando, altresì, “l’eventuale tracciamento di potenziali casi di contagio”.
Particolare cura è dedicata ai disabili e alle loro necessità, con potenziamento delle misure di sicurezza.
Centri estivi e attività ludico-motorie negli ETS: come organizzarle?
Sebbene la diffusione di Covid-19 abbia messo a rischio i centri estivi, destinati ad intrattenere i ragazzi con attività sportive e ludico – motorie, fornendo parallelamente un sussidio alle famiglie nella gestione della ruotine quotidiana post chiusura scolastica, il pericolo sembra essere stato scongiurato attraverso i punti fermi stabiliti per conciliare tali esigenze con l’obiettivo primario di tutela sanitaria.
Sulla falsariga dei protocolli inerenti le attività all’aperto, l’opera di pianificazione anche da parte “organizzazioni ed enti del Terzo Settore”, si articola in una fase preliminare, volta all’elaborazione del progetto contenente le informazioni generali e un focus sulle regole di prevenzione, da sottoporre ad approvazione comunale e sanitaria con successiva messa in atto, in ossequio alle disposizioni di contenimento del coronavirus:
– suddivisione dei ragazzi in gruppi stabili e omogenei per caratteristiche;
– direttive di sanificazione dei locali e disposizioni di igiene personale;
– prescrizioni di aerazione degli spazi chiusi;
– coretto utilizzo delle mascherine;
– divieto di assembramenti, anche attraverso l’organizzazione di ingressi scaglionati;
– obbligo di distanziamento sociale.
Da incentivarsi, per ovvie ragioni, l’utilizzo di sedi “dotate di un generoso spazio verde dedicato” e “di spazi per le attività all’interno e all’esterno, servizi igienici, spazi per servizi generali e per il supporto alla preparazione e distribuzione di pasti”, con personale adeguato nel numero e nella formazione, tenuto conto della responsabilità condivisa tra gestore e famiglia nei confronti dei minori.
Questo approfondimento è stato realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Mimma Sgrò.
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