Società Sportiva Dilettantistica Lucrativa & co.co.co.: sogno di una notte di mezza estate?

Le recenti dichiarazioni dell’Onorevole Giorgetti sugli indirizzi di Governo in tema di sport hanno presumibilmente scritto la parola “fine” sulle Società Sportive Dilettantistiche Lucrative (SSDL) e sull’inquadramento dei collaboratori sportivi come co.co.co.: e adesso? Facciamo i conti con la realtà, ma senza perdere la speranza …

In origine tutto avrebbe dovuto essere definito il 12 marzo, poi il 9 aprile … Dopo ci hanno detto che il 4 maggio sarebbe stata la volta buona, e subito dopo il 12 giugno … La svolta sarebbe poi dovuta arrivare ieri, 10 luglio, ma anche in quell’occasione il CONI ha, per così dire, glissato sullo spinoso tema delle società sportive dilettantistiche lucrative ed anche sulle “prestazioni individuate dal CONI” che, ex art. 1 co. 358 della legge 205 del 27.12.2017, avrebbero dovuto costituire “oggetto di contratti di collaborazione coordinata e continuativa“.

Vi sono pochi dubbi che il non-detto del CONI, almeno questa volta, sia figlio delle recenti dichiarazioni del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo sport, On. Giancarlo Giorgetti, il quale, a margine della presentazione del Decreto Dignità (di cui si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) ha affermato che “L’ultima legge di bilancio ha introdotto in modo surrettizio le società dilettantistiche lucrative, noi pensiamo che non debbano avere fini di lucro e abbiamo restituito alle associazioni dilettantistiche vere meno burocrazia e possibilità di operare“. Risultato: promessa abrogazione dei commi compresi tra il 353 ed il 361 dell’art. 1 della legge di bilancio 2018, mentre dovrebbe invece sopravvivere il comma 367 del “Pacchetto Sport“, il quale aveva innalzato il limite dei rimborsi sportivi esenti a 10.000 euro rispetto ai 7.500 del recente passato.

In esito alla linea di indirizzo tracciata dal Governo che è emersa dalle parole dell’Onorevole Giorgetti molto si è detto, ed altrettanto si è scritto (da ItaliaOggi a Sport Business Management fino a FiscoSport), ma in attesa della pubblicazione della versione ufficiale del Decreto Dignità possiamo solo immaginare gli scenari possibili se le abrogazioni promesse andassero tutte in porto.

Società Sportive Dilettantistiche Lucrative (SSDL)

Istituite sulla carta ed in alcuni casi formalmente anche da Notai, resteranno (per ora?) una mera ipotesi teorica e di scuola, con buona pace di tutti coloro che, ingolositi da IVA al 10% ed IRES al 12%, più di un ragionamento l’avevano fatto.

Inquadramento dei collaboratori e mansioni sportive

L’abrogazione del comma 358 riporterebbe in auge la circolare dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro n. 1 del primo dicembre 2016, con tutte le problematiche connesse al corretto inquadramento dei collaboratori sportivi ed alla necessità di svolgimento di “mansioni rientranti … tra quelle necessarie per lo svolgimento delle attività sportivo-dilettantistiche, così come regolamentate dalle singole federazioni“, al fine di fruire delle agevolazioni ex art. 67 lettera m) del TUIR, il che significherebbe, anche sulla carta, tornare alla situazione ante 27 dicembre 2017. In altre parole nessuna comunicazione preventiva al centro per l’impiego, nessuna iscrizione al libro unico del lavoro, nessun cedolino paga e nessun obbligo di formazione/sicurezza … nessun inquadramento di alcun tipo in buona sostanza.

Ora: posto che non ci hanno mai riguardato, né ci riguarderanno mai, considerazioni meramente politiche, anche in questo caso il nostro unico obiettivo è fornire informazioni il più possibile certe sullo stato dei fatti, privilegiando correttezza e pragmatismo.

  • È un dato di fatto che le SSDL avrebbero rappresentato un “di più” per il mondo sportivo, e non un “di meno”, essendo una nuova figura giuridica che si andava semplicemente ad aggiungere ad ASD e SSD per promuovere attività (sportive) sotto gli indirizzi ed il coordinamento del CONI. Che si potessero migliorare può essere un pensiero condivisibile, ma cancellarle del tutto pare proprio essere un passo indietro.
  • I “volontari” (scegliete Voi se nel senso letterale del termine o meno …) del mondo sportivo, non foss’altro per quanti sono, meritano senza dubbio alcuno un inquadramento lavoristico certo, che permetta a loro ed agli Enti con i quali collaborano di dormire tra due guanciali. Anche qui: stabilire d’ufficio che fossero tutte co.co.co. tradizionali (ma senza contributi per ASD e SSD … aspetto sul quale ci siamo più volte esposti) forse poteva non essere la soluzione migliore, ma eliminare con un colpo di spugna il primo tentativo di dar loro la dignità (sotto il profilo giuslavoristico) che meritano non ci pare essere una grande idea.

Data per scontata la necessità di monitorare tutte le evoluzioni (e le sorprese?) che queste tematiche ci potranno riservare, al momento non ci resta che (… piangere?) accantonare l’idea dello sport lucrativo “sotto la supervisione” del CONI e continuare ad inquadrare i collaboratori sportivi con la massima prudenza possibile, in assoluta coerenza con le metodologie e le mansioni prestate.

Detto questo la speranza, ora, è una sola: che questo passo avanti, seguito da due indietro, rappresenti il preludio per una legge di riforma organica del mondo sportivo, che possa finalmente consentire agli operatori sul campo ed agli addetti ai lavori di muoversi all’interno di un orizzonte normativo certo.

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