FORSE IL PIÙ GRANDE ERRORE DI UN ENTE NON PROFIT: come cercarsi i guai … e trovarli con grande disinvoltura!

Oggi affronterò un tema interessante davvero, che probabilmente susciterà molti interrogativi. Me lo auguro di cuore … perché sottovalutare questi aspetti potrebbe risultare assai pericoloso!

Sapete qual è una tra le prime “attività di verifica” in grado di creare FACILISSIMAMENTE un sacco di problemi ad un Ente Non Profit? Verificare la contabilità (NO! è la quarta), verificare la corretta tenuta dei libri sociali (NEPPURE! è la seconda), verificare la corretta gestione democratica (NEMMENO, è la terza) … E quindi? Semplice … controllare, comodamente da un qualunque device, cosa scrive il nostro ENTE NON PROFIT sul proprio website e sui profili social. Pare incredibile, sembra un paradosso … ma così è, sono pronto ad accettare scommesse! Altrimenti perché passerei metà del mio tempo a esprimere un parere preventivo su materiali ancora offline?

Premesso che non intendo entrare nel merito degli aspetti estetici, delle scelte grafico/comunicative e tecniche, non ho le competenze e al limite potrei suggerire un intervento a professionisti del settore che hanno studiato questi temi e operano da anni … ma allora bisogna davvero ascoltare chi dice (e scrive, facendo una pessima figura) che una associazione non possa fare pubblicità a se stessa? Ma neanche per idea! Comunicare è lecito, ma FONDAMENTALE è farlo bene!

Non voglio affrontare il tema da questo punto di vista, ma desidero fornire alcuni spunti di riflessione.

Il linguaggio comunicativo di un Ente Non Profit non può portare avanti l’obiettivo di “far soldi” (lo ripeto da almeno 25 anni!), ma quello di promuovere le attività, avvicinare il maggior numero di persone allo sport, al teatro, alla musica, alla fotografia, alla solidarietà, al territorio e ai suoi prodotti …
E questo non per strategia, ma per SCELTA e CONSAPEVOLEZZA di ciò che si è!

La correttezza sostanziale del messaggio: ecco perché devo comunicare senza paure! Se voglio vendere servizi e prodotti, giustamente ho un inquadramento fiscale estremamente diverso, e (purtroppo) non posso accedere al “meraviglioso mondo” dei benefici fiscali di cui può godere il comparto del Non Profit. Quindi potrò cercare di convincere il web (magari se riesco a non mentire è meglio) che è preferibile portare i denari a me, piuttosto che ad un mio competitor.
Neanche per idea questo può funzionare in un Ente Non Profit!

Il rispetto del dichiarato: cosa ho dichiarato nel mio statuto, quali sono gli scopi, quali sono i soggetti a cui mi rivolgo? Al mondo, ad un pubblico indifferenziato, purchè mi portino i loro “danè”?
NEANCHE PER SOGNO! Come posso dimenticarmelo proprio quando scrivo i testi del mio website, o quando rispondo a qualche richiesta o pubblico immagini e promozioni …?

La strategia passa dal rispetto. Non dimentichiamo che il web non dimentica, ma neppure chi legge ciò che è scritto, che sia una persona che ci ha dato la sua amicizia virtuale o sia il funzionario che è pagato per mappare anche il nostro profilo, con ciò che pubblicamente viene scritto.
Paura? E perché mai? Strategia è conoscenza prima di ogni cosa, studio e poi applicazione … senza perdere di vista la scelta etica, profondamente etica alla quale non può MAI abdicare un Ente Non Profit!

Le conseguenze: e se mi dimentico? Se non ci penso? Se me ne frego perché mi rende?
E se sei un baro, quando ti beccano cosa fai? Paghi per te e anche per gli altri bari che ancora non hanno beccato. E come? Te lo ricordi come finiva sui fumetti di Tex Willer …?
Semplice: tutto ciò che hai incassato (presumibilmente) negli ultimi 5 anni almeno, viene portato a tassazione piena, IVA non versata, sanzioni per i ritardati versamenti e perdita di tutte le agevolazioni sui pagamenti dei collaboratori che non potevano essere retribuiti secondo le logiche di un Ente Non Profit (che non sei). Quindi? Forse responsabilità penali, di sicuro un sacco di sanzioni sul piano economico e probabilmente anche personale … Ne valeva davvero la pena?

La consapevolezza: ora nessuno potrà dire “non lo sapevo” … ma il dibattito è appena partito, il sasso è appena entrato nello stagno …!

Nel frattempo continueremo a leggere offline un sacco di materiali comunicativi per capire (e riportare a chi ci chiede questo intervento e questo servizio) se sia “tutto ok” … perché comunicare correttamente sul piano etico, non si contrappone ad un marketing funzionale! Chi ripete questa equazione lo fa solo perché non è capace!  E così gli cresce sempre di più il naso!

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6 commenti

  1. Buongiorno, vorrei promuovere la costituzione di un’associazione culturale che – tra i mezzi per promuovere il proprio scopo sociale – contempla la realizzazione di laboratori ludici, per partecipare ai quali è previsto il pagamento di una quota. Da quel che sto leggendo sull’argomento, per rispettare i requisiti normativi previsti in materia di agevolazione fiscale, deve trattarsi sempre di attività rivolta a soci – altrimenti si configurerà come attività commerciale a tutti gli effetti. Se è così, non è dunque mai possibile – nell’ambito delle attività istituzionali – organizzare laboratori aperti al pubblico, a fronte dei quali verrebbe richiesto il pagamento di una quota – modica – a titolo di “rimborso spese”, senza bisogno di associarsi? Grazie mille per la cortese risposta.

    1. Buongiorno. Le segnalo alcuni nostri articoli specifici in tema di agevolazioni fiscali e di attività commerciale esercitabile dalle associazioni senza finalità di lucro:
      http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html;
      http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html
      http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html.
      Se in esito alla consultazione ritenesse opportuno un nostro ulteriore supporto professionale con piacere restiamo a disposizione (anche via mail all’indirizzo stefano@movidastudio.it). Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. Buongiorno,

    come ass. culturale nel 2015 organizzammo all’interno di un progetto piu ampio, un evento formativo rivolto a psicologi e terapeuti.
    Vorrei sapere se la modalità che abbiamo usato è conforme alla legge x enti no profit.
    Questa la pagina di presentazione (e di vendita) del Training offerto presente su un sito che creamo in modo specifico per questo progetto (metodo di elaborazione del lutto) :
    http://www.terapia-iadc.it/iadc-training-italia/

    1. Buongiorno. Salvo casi specifici di modalità e termini comunicativi assolutamente inopportuni/errati, non esistono diciture a priori “sbagliate”, e questo poichè ad oggi non vige sul punto una specifica “legge per enti non profit” ma le considerazioni che ne derivano sono il frutto dello studio/analisi di molteplici avvisi di accertamento/PVC, che molto spesso “puntano il dito” sulle tecniche adottate per aumentare gli incassi (ATTENZIONE: non a caso si parla di “incassi” e non di “soci” …). In questa linea non si è ravvisato nulla di necessariamente “sbagliato”, anche se taluni aspetti avrebbero potuto essere a nostro avviso meglio chiariti. Cordialità, Stefano Bertoletti

  3. Buongiorno,
    alcune parti dell’articolo mi spiazzano un po’. Mi spiego meglio. La legge permette alle ASD e alle SSD di svolgere attività commerciale entro certi limiti e sempre che tale attività sia connessa con gli scopi associativi. I proventi di tale attività, che può essere rivolta anche a non soci, sono soggetti a tassazione agevolata. Dato che alcune attività sportive possono essere svolte sia in forma commerciale sia in forma non commerciale, se tali attività sono coerenti con l’oggetto sociale, per quale motivo non possono essere pubblicizzate?
    Faccio un esempio. Io dichiaro di fare ginnastica per tutti. Per promuovere la mia associazione e portare nuovi associati decido di fare una volta al mese un’attività di promozione commerciale rivolta a tutti (una lezione di ginnastica con un tema specifico fatta a pagamento). Se pubblicizzo un’attività del genere non vedo perché dovrei incorrere in sanzioni. Il fatto che si pubblicizzi qualcosa di commerciale, non entra in conflitto con il concetto di no profit. L’importante è che quei proventi siano tassati, se dovuto, e che gli utili non vengano distribuiti.
    Certo che se come associazioni pubblicizzo servizi di solarium e massaggi il discorso cambia.

    1. Buongiorno, e grazie per il contributo. Ci troviamo perfettamente in accordo con Lei, ed infatti non è stato indicato in nessuna parte dell’articolo che le attività promosse da una ASD/SSD non possano essere pubblicizzate (tutt’altro!). Ciò che ci preme sottolineare e su cui abbiamo posto il “focus” del nostro approfondimento è la necessità che il linguaggio comunicativo ed il relativo messaggio che ne scaturisce sia coerente con la natura giuridica dell’Ente che lo promuove: nessuno (di noi!) ritiene che le attività non debbano essere promosse o fatte conoscere, ma che la loro conoscibilità debba avvenire attraverso termini, modalità e logiche adeguate ad un Ente Non Profit, sia esso un’associazione sportiva o ricreativa o una SRL sportiva dilettantistica. In caso di eventuali necessità di chiarimento restiamo con piacere a disposizione anche via mail all’indirizzo info@tuttononprofit.com. Cordialità, Stefano Bertoletti

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