“Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche e solidaristiche che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale conseguiti anche attraverso forme di mutualità, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con le finalità stabilite nei rispettivi statuti o atti costitutivi“. E’ questa la parte finale dell’articolo 1 licenziato lo scorso martedì dalla Commissione deputata a definire il testo della legge delega che dovrebbe giungere all’esame delle Camere nel prossimo mese di marzo inerente il Terzo Settore (ne avevamo già parlato QUI).
In attesa pertanto che, come chiarito al successivo comma 2, si provveda alla “revisione della disciplina del titolo II del libro primo del codice civile in materia di associazioni, fondazioni e altre istituzioni di carattere privato senza scopo di lucro … al riordino e alla revisione organica della disciplina speciale e delle altre disposizioni vigenti relative agli enti del Terzo settore … alla revisione della disciplina in materia di impresa sociale … alla revisione della disciplina in materia di servizio civile nazionale“, si è ufficialmente definito il “perimetro” del Terzo Settore, così come è stato definito dallo stesso sottosegretario Luigi Bobba a Vita (QUI potete leggere le sue dichiarazioni).
Un altro passo quindi nella direzione di una riforma che ha tutte le premesse per essere davvero definita “epocale”.
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