Regime dei corrispettivi per attività sportiva con non soci e non tesserati stranieri

Esiste attualmente una discrepanza tra la normativa comunitaria e la normativa nazionale in relazione al regime applicabile ai corrispettivi corrisposti per i servizi connessi all’attività sportiva dilettantistica erogati da un Ente sportivo nei confronti dei suoi soci (nel caso di Associazione Sportiva Dilettantistica) o dei suoi tesserati/frequentatori (nel caso di Società Sportiva Dilettantistica).

Nello specifico:
– in ambito nazionale l’articolo 4 del D.P.R. n. 633/1972 prevede che tali corrispettivi non siano soggetti all’imposta sul valore aggiunto qualora siano rese ai soci, associati o partecipanti e l’ente non profit abbia adeguato il proprio statuto alle clausole di democraticità previste dallo stesso art. 4 del D.P.R. n. 633/1972 (questo il testo di legge: “si considerano fatte nell’esercizio di attività commerciali … le prestazioni di servizi ai soci, associati o partecipanti verso pagamento di corrispettivi specifici, o di contributi supplementari determinati in funzione delle maggiori o diverse prestazioni alle quali danno diritto, ad esclusione di quelle effettuate in conformità alle finalità istituzionali da associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona, anche se rese nei confronti di associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento o statuto fanno parte di una unica organizzazione locale o nazionale, nonché dei rispettivi soci, associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”;
– in ambito comunitario invece, secondo la Corte di Giustizia Europea, il corrispettivo per l’esercizio di un’attività sportiva è soggetto al regime di esenzione IVA sia se il frequentatore del circolo è un socio/tesserato dello stesso sia se è un soggetto esterno (così ha stabilito la Corte di giustizia, Sez. V, Sent. 19 dicembre 2013, n. 495/12). Ciò in quanto, secondo la norma comunitaria, “gli Stati membri esentano le … operazioni strettamente connesse con la pratica dello sport o dell’educazione fisica, fornite da organismi senza fine di lucro alle persone che esercitano lo sport o l’educazione fisica” (art. 132, paragrafo 1, lett. m) della direttiva 2006/112/CE).

La mancanza di congruità completa tra le due normative potrebbe cambiare, alla luce della recentissima pronuncia della Corte di Giustizia sopra richiamata, nell’ipotesi in cui, per consentire la non applicazione dell’IVA, non si considerasse rilevante il rapporto esistente tra l’utente e l’Ente (attività sportiva nei confronti di un tesserato/socio o meno) ma solo le caratteristiche del soggetto che eroga la prestazione (Ente Sportivo).
Alla luce della vigente normativa italiana questa nuova interpretazione potrebbe però porre un problema rilevantissimo di natura sostanziale in merito alla legittimazione stessa degli Enti Sportivi, siano essi ASD oppure SSD (dal momento che essa ha stabilito che le prestazioni rese “in diretta attuazione degli scopi istituzionali” a fronte del pagamento di un corrispettivo da parte di “iscritti, associati o partecipanti” siano da considerarsi decommercializzate, ex art. 148 TUIR). Nello specifico infatti, se ai soci/tesserati ed anche ai non soci/non tesserati venisse riconosciuto lo stesso trattamento di esenzione IVA, che cosa distinguerebbe i primi dai secondi …? Cosa potrebbe indurre un soggetto a richiedere l’iscrizione ad un Ente Sportivo se anche i non tesserati/non soci godono del medesimo trattamento? Cosa accadrebbe se venisse a mancare ogni distinzione in merito alla tipologia degli utenti del servizio offerto dal centro sportivo? Forse che verrebbe a cadere il presupposto stesso sulla base del quale la normativa nazionale ha regolato le attività degli enti senza finalità di lucro a carattere sportivo …?

Questo argomento è stato anche trattato dall’Avvocato Martinelli e dalla Dottoressa Saccaro, nello specifico in riferimento al golf, in questo articolo.

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4 commenti

  1. Vorrei porre all’attenzione il caso di una manifestazione sportiva organizzata da un’ASD affiliata per una FSN/DSA CONI cui partecipano allo stesso tempo sia tesserati per quella FSN/DSA CONI, sia stranieri tesserati nelle loro rispettive federazioni nazionali della stessa identica disciplina sportiva.
    Applicando alla lettera il “far parte di un’unica organizzazione locale o nazionale” dell’art.148 n.3 del TUIR, le quote d’iscrizione degli stranieri sarebbero equiparabili ad entrate commerciali e, dunque, soggette all’imposizione dell’IVA (fatte salve le varie agevolazioni in caso di regime 398/91…).
    E’ davvero così che andrebbe interpretata la norma applicata a questo caso specifico?
    Conseguenza di una risposta affermativa sarebbe l’impossibilità, per un’ASD senza P.IVA, di ricevere quote d’iscrizione da stranieri, a meno di non tesserarli per la FSN/DSA in questione, naturalmente con i costi annessi e, soprattutto, l’onere di mantenere la certificazione medica secondo la normativa vigente in Italia.

    1. Buongiorno. Premesso che, a prescindere, vige per tutte le attività organizzate/promosse da un Ente Sportivo “l’onere di mantenere la certificazione medica secondo la normativa vigente in Italia” (infatti se un Ente organizza/propone una certa attività sportiva deve poter verificare che coloro che intendono parteciparvi siano nella condizione psico-fisica di potervi aderire senza il rischio di subirne un danno, ledendo pertanto la proria salute http://www.tuttononprofit.com/2016/06/obbligo-di-certificato-medico-per-sportivi-dilettanti-giunge-finalmente-all-epilogo-la-saga.html), confermo l’interpretazione riportata. Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. Buongiorno. E' corretto che gli incassi per corsi effettuati nei confronti di associati ad ASD affiliata EPS/FSN ma non tesserati all'ente, solo associati all'ASD siano considerati attività istituzionale e quindi non si versi IVA? E' possibile che sia contestata questa mancanza in caso di verifica fiscale? Una ASD può avere soci praticanti non tesserati all'ente di affiliazione?Grazie

    1. Buongiorno. Premesso che un socio di una ASD non tesserato all'EPS/FSN non risulta assicurato, con tutte el conseguenze del caso, qesto il testo dell'art. 148 n. 3 del TUIR in relazione al Suo primo quesito: "Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali …". Cordialità, Stefano Bertoletti

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