Associazioni: Il Presidente ed il Consiglio direttivo possono retribuirsi?

E’ distribuzione di utili? In una Associazione Presidente e consiglio direttivo possono retribuirsi?

DOMANDA: Buon giorno, scrivo da parte di 5 colleghe. Siamo 3 psicologhe e 2 quasi psicologhe. Vorremmo costituire un’associazione non riconosciuta che opererà nel sociale e abbiamo qualche dubbio. Il Presidente, il Vice Presidente e il Cda, si possono retribuire? Abbiamo partita IVA. Il Fisco un po’ terrorizza e vorremmo fare tutto secondo legge. Vi faccio un esempio: dovremmo presentare un progetto per una scuola elementare e media di pre e post scuola per ragazzi svantaggiati e disabili, il progetto sarà finanziato dai genitori dei ragazzi (3 euro l’ora). Ora, io che sarei il Presidente dell’associazione dovrei anche essere operatore del progetto, posso pagarmi? emetterei fattura all’associazione. Possono farlo anche le altre (CDA e Vice presidente, hanno partita iva)? Il nostro intento è lavorare sempre mediante Progetti da presentare alle istituzioni pubbliche e private e mediante bandi pubblici. In attesa di risposta porgo cordiali saluti. Mi scuso per la poca conoscenza della materia e le mille domande.

RISPOSTA: Buon giorno e grazie per la cortese richiesta. La questione è molto delicata, semplicemente perché la risposta al Suo quesito (“io che sarei il Presidente dell’associazione .. posso pagarmi?”) secondo la normativa attualmente vigente dovrebbe essere “sì”, ma questo innesca una serie di problemi che ora Le vado ad elencare. La norma di riferimento per questi tipi di realtà (Associazioni senza finalità di lucro, siano esse ONLUS, APS, Associazioni Culturali o ASD) vieta tassativamente la distribuzione, diretta e/o indiretta, di utili tra i membri del Consiglio Direttivo ed i soci, ma non vieta che coloro che si adoperano e che materialmente “fanno le cose” percepiscano un compenso per l’attività svolta. Ciò significa che è possibile essere pagati per ciò che si fa, ma non per il ruolo che si ricopre (circostanza che nel Suo caso verrebbe rispettata).
In ogni caso, la Sua situazione (così come quella delle Sue colleghe) risulterebbe problematica per un evidente conflitto di interesse: il Presidente infatti autorizzerebbe il pagamento di un professionista che “fa le cose” (e pertanto potrebbe essere pagato) e che al contempo è se stesso (e quindi che in qualità di presidente, per il ruolo svolto, non potrebbe essere per questo solo motivo, essere pagato). Tale circostanza, agli occhi di un eventuale accertatore, apparirebbe infatti molto probabilmente come una vera e propria Società camuffata da Associazione al sol fine di non pagare le imposte.
Sarebbe dunque meglio, a nostro avviso, che i membri del Direttivo non rivestissero anche il ruolo di professionisti che prestano la propria opera per l’Associazione, mettendoVi dunque al riparo da qualsiasi contestazione relativa alla distribuzione di utile (come Le dicevo per queste tipologie di Enti assolutamente vietata per legge).
Resto a disposizione in caso di ulteriori necessità di chiarimento e/o supporto.

ULTERIORE DOMANDA: Mi scuso per l’ignoranza! allora cosa possiamo fare per essere in regola? qualcosa che non sia dispendioso come una cooperativa? non esistono associazioni o altro che ci permetta di pagarci?

ULTERIORE RISPOSTA: Buongiorno. La risposta fornita è il frutto di una attenta riflessione che tiene conto dei risultati di numerosi accertamenti che abbiamo avuto modo di visionare e studiare nel tempo (soprattutto negli ultimi due anni). L’idea che avete avuto, in fase di eventuale accertamento porta gli accertatori a pensare che si tratti di una società camuffata da Associazione per abbattere l’imposizione fiscale. L’unica possibilità che vedo, se è davvero Vostra intenzione che nasca un’Associazione operante nel sociale, è che l’Associazione nasca senza nessuna di Voi nel Consiglio Direttivo e che tra l’Associazione e Voi nasca un rapporto di collaborazione che Vi porti a fatturare nei confronti dell’Associazione stessa e dei soci dell’Associazione, oltre che ai Vostri abituali clienti.

DOMANDA FINALE: Le pongo l’ultima domanda e poi non la disturberò più! Supponendo che apriamo l’associazione e nessuno di noi prenda compensi mensili ma solo eventuali rimborsi spese (benzina, ecc) o irrisori pagamenti per la messa in atto delle attività come specificato nei progetti, e supponendo (e sperando dato il periodo di crisi economica) che le entrate siano abbastanza cospicue, è ipotizzabile che l’associazione apra una cooperativa e quindi regolarizzare i pagamenti? Noi le tasse le vogliamo pagare e le paghiamo già! Le parlo con chiarezza, a noi ciò che manca è la somma iniziale per l’apertura della cooperativa altrimenti non ci sarebbero stati problemi! Nessuno ci aiuta perché nessuno rischia. …………. (nome di un politico) dice che il lavoro dobbiamo crearcelo e che il posto fisso non esiste più (io metterei lui al posto mio), quindi dobbiamo trovare un modo per aiutare i nostri ragazzi.  Le chiedo davvero scusa per il disturbo.

RISPOSTA FINALE: Buongiorno, non si preoccupi, non è un disturbo. Mi dispiace, ma non vedo alternative (a prova di accertamento) rispetto a quanto espresso in precedenza. Le consiglio la consultazione della guida: “Non profit: come posso guadagnare” che trova al link www.movidastudio.it/edizioni.php.

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6 commenti

  1. Buongiorno, sono la presidente di una Aps iscritta al RUNTS. Il direttivo è composto da 3 persone e una di noi nel tempo ha svolto e svolge attività retribuita (emettendo fattura) per lo svolgimento di specifiche attività assolutamente non legate al ruolo di amministratore (es. svolgimento di corsi, progettazione, ecc.) per specifici progetti finanziati da enti pubblici, attività che avremmo dovuto altrimenti affidare e pagare a terzi con le medesime professionalità non reperibili tra i soci. Io ritenevo che si potesse fare, visto che lo statuto prevede di poter remunerare i soci per specifiche attività, in accordo con la nuova legge e pensavo che ciò valesse per tutti i soci. Nel libro volontari questa persona non è inserita, come invece sono io e altri. All’interno dei progetti sono stati remunerati molti altri soggetti interni ed esterni: inoltre molte attività sono state svolte dai volontari come rendicontato nei progetti stessi. Invece ieri ci è stato comunicato da un commercialista specializzato in terzo settore che le fatture sono assolutamente vietate e l’unico modo ammesso per retribuire un amministratore (per attività diverse dal ruolo) è un contratto para subordinato di co.co.co. approvato dall’assemblea dei soci, cosa che tra l’altro a me pare incoerente con la natura saltuaria e non prevedibile a priori delle attività che si andranno a svolgere. Potrebbe ore cortesia fornirmi la sua opinione in merito?

    1. Buongiorno. Ferme le considerazioni legate all’opportunità dell’impostazione adottata, con possibili contestazioni legate al conflitto di interesse nonché al divieto di distribuzione di utili all’interno di un Ente del terzo Settore senza finalità di lucro, sulle quali non mi soffermo non essendo questo il tema della richiesta, la previsione normativa che in qualche modo entra nel merito del quesito posto è rappresentata dall’articolo 36 del D. Lgs. 117/2017, il quale precisa che “Le associazioni di promozione sociale possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo o di altra natura, anche dei propri associati, fatto comunque salvo quanto disposto dall’articolo 17, comma 5, solo quando cio’ sia necessario ai fini dello svolgimento dell’attivita’ di interesse generale e al perseguimento delle finalita’. In ogni caso, il numero dei lavoratori impiegati nell’attivita’ non puo’ essere superiore al cinquanta per cento del numero dei volontari o al cinque per cento del numero degli associati“. La norma in commento, come si legge, prevede espressamente per le APS la facoltà di “assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo o di altra natura”, ferme le altre precisazioni individuate. Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. Salve,
    io nel 2020 ho aperto con degli amici (11) un’associazione di promozione sociale, attraverso la quale realizziamo numerose attività, progetti ed eventi; ma nel 2021 ho aperto la partita iva come progettista.
    Ora mi chiedo, visto che spesso, oltre alla figura di Presidente e quindi volontario, devo investire il mio tempo professionale nell’associazione, in questo caso posso emettere fattura all’associazione?
    Anche perché capita di doverci rivolgere ad attività esterne all’associazione per servizi che io stesso potrei fare, ma che attualmente non faccio proprio perché non posso emettere fattura e quindi toglierei molto del mio tempo lavorativo.
    Vi ringrazio per l’eventuale chiarimento!

    1. Buongiorno. Nulla osta alla circostanza che emetta fattura per una prestazione professionale erogata ad un’Associazione della quale è altresì il legale rappresentante. Ovviamente sarà necessario non violare il divieto di distribuzione di utili nonché poter dimostrare che il “conflitto di interessi” è solo sulla carta e non reale. Segnalo in proposito un nostro specifico articolo di approfondimento: https://www.tuttononprofit.com/2020/01/compensi-soci-amministratori-associazioni-ssd-ets-quali-limiti.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  3. Scusatemi….ma mi sapreste indicare quale sarebbe la norma di legge che vieta di dare un compenso al Presidente ed al Consiglio di una ONLUS o APS etc.? La distribuzione di utili diretta o indiretta che sia non si verifica per il pagamento di una carica ma quando il pagamento stesso non sia giustificato o in quanto tale o in quanto eccessivo.
    grazie
    Paolo

    1. Buongiorno Paolo.
      Non c'è scritto da nessuna parte che la normativa vigente impedisca ai componenti del direttivo di percepire compensi per le attività che vengono svolte e non per far parte del direttivo (come indicato tra l'altro nell'articolo). Il problema è che spesso gli accertatori si trovano di fronte a società o imprese famigliari camuffate da Associazione, dove guarda caso solo i componenti del direttivo sono gli unici a percepire compensi…Quello che noi cerchiamo di far passare come concetto è che non è possibile pensare di costituire una società o impresa famigliare camuffata da Associazione e pensare che questo vada bene…E' chiaro che se invece oltre ai componenti del direttivo ci sono anche altri diversi soggetti che svolgono attività e vengono retribuiti in modo equo, non ci sono particolari problemi di sorte. I migliori saluti, Gabriele Aprile

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