Riforma del Terzo Settore, ARTICOLO 2: principi e criteri direttivi generali

L’articolo due della Riforma affronta i “principi e criteri direttivi generali” che dovranno essere contenuti nei decreti legislativi. Esistono davvero le risorse e la volontà politica per riuscire ad applicare queste indicazioni?

Come Vi avevamo anticipato nell’articolo madre di questa rubrica, la Riforma del Terzo Settore è una legge delega. Ciò significa che per avere conseguenze pratiche dovremo attendere i decreti delegati che il Governo sarà tenuto ad emanare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del testo licenziato dalle Camere, tutti secondo i principi individuati nell’articolo 2 e che analizzeremo in questo approfondimento.

Tali decreti dovranno:
a)    riconoscere, favorire e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione e il valore delle formazioni sociali liberamente costituite, ove si svolge la personalità dei singoli, quale strumenti di promozione e di attuazione dei principi di partecipazione democratica, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo, ai sensi degli articoli 2, 3, 18 e 118 della Costituzione;
b)    riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata il cui svolgimento, secondo le finalità e nei limiti di cui alla presente legge, può concorrere ad elevare i livelli di tutela dei diritti civili e sociali;
c)    assicurare, nel rispetto delle norme vigenti, l’autonomia statutaria degli enti, al fine di consentire il pieno conseguimento delle loro finalità e la tutela degli interessi coinvolti;
d)    semplificare la normativa vigente, garantendone la coerenza giuridica, logica e sistematica.
Come dite?! Sarebbe anche ora di “semplificare la normativa vigente”?! Non possiamo che concordare. Se i primi tre punti contengono principi condivisibili, ma molto teorici, l’ultimo è da ritenersi il vero snodo cruciale per il futuro degli Enti Non Profit. Già perchè il mondo degli Enti Non Commerciali è una giungla di leggi, decreti, sentenze, circolari, risoluzioni ed atti vari che spesso si sovrappongono e talvolta addirittura contraddicono l’un l’altro: immaginare una semplificazione che garantisca “coerenza giuridica, logica e sistematica” sarebbe il sogno di ogni operatore del terzo settore, compreso chi scrive. A dirla tutta, in un Paese vario come il nostro in realtà ciò che più auspichiamo è evitare che si verifichi l’esatto opposto: ulteriori complicazioni della normativa sarebbero infatti quanto mai dannose per tutti quegli Enti che lavorano con serietà e nel rispetto delle regole.

Che sia davvero la volta buona …?

Ah … a proposito di semplificazione normativa … sapete che pochissimi giorni fa il CONI ha emanato una circolare con cui indica quali sono le discipline sportive per le quali non è necessario il certificato medico?

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