Quota sociale, quota associativa, contributo associativo: differenze!

Cari lettori, quanti di Voi si sono chiesti almeno una volta nella vita la differenza tra quota sociale, quota associativa, contributo associativo, contributo e quota supplementare, ecc…? Considerata la mole di richieste che ci giungono a tal proposito e gli statuti analizzati dove non è facile distinguere la differenza tra le diverse voci di entrata, riteniamo che ogni gestore di Ente Non Profit almeno una volta si sia posto la domanda!

Partiamo da una premessa: “non è considerata commerciale l’attività svolta nei confronti degli associati o partecipanti, in conformità alle finalità istituzionali, dalle associazioni, dai consorzi e dagli altri enti non commerciali di tipo associativo. Le somme versate dagli associati o partecipanti a titolo di quote o contributi associativi non concorrono a formare il reddito complessivo.” (art. 148 TUIR).  Cosa significa? Significa che se anche non sapete la differenza tra le diverse quote, quelle di cui stiamo parlando sono neutre ai fini fiscali!

Vediamo però ora quali siano le differenze: quota sociale, quota associativa e contributo associativo sono di fatto sinonimi, in quanto rappresentano somme che vengono corrisposte a conclusione della procedura di accettazione a socio (QUI spieghiamo l’iter corretto); un contributo o quota supplementare (oppure quota attività, quota corsi, …) rappresenta invece un corrispettivo erogato nei confronti dell’Ente Non Profit presso il quale il socio svolge le attività sociali (corso di pittura, corso di acqua gym, …) per partecipare ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell’Ente stesso.

ATTENZIONE: oltre ad utilizzare d’ora in poi la terminologia corretta in riferimento alle diverse tipologie di quote, verificate che lo stesso sia stato fatto nei Vostri statuti sociali e regolamenti!

Per verificare statuto e modalità gestionali adottate dal Vostro Ente proponiamo un intervento che prevede:

  • invio di questionario in formato excel via mail;
  • ricezione del questionario compilato unitamente ad una copia di statuto;
  • call conference su skype (o di persona presso di noi) dedicata all’analisi del questionario, alla gestione dell’Associazione ed alle eventuali criticità riscontrate, con verifica delle possibili soluzioni operative;
  • predisposizione, nei 5 giorni lavorativi successivi, di apposita relazione, con le prassi corrette.

Per maggiori informazioni scriveteci a info@tuttononprofit.com con oggetto “info check”.

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44 commenti

  1. Buongiorno,
    per prima cosa faccio i complimenti a Stefano Bertoletti per la cura, la puntualità e la pazienza.
    Vorrei porre inoltre un quesito, se avrà la pazienza di rispondermi: una ssd che ha come attività principale l’equitazione piò prevedere una quota associativa di importo diverso, minore, per chi accompagna i propri figli o chiunque altro che non desidera andare a cavallo ma sostare nei luogi della ssd per usufruire del piccolo e amatroriale spazio palestra?

    In poche parole, sono previste quote di importi diversi, soprattutto per incentivare delle attività secondarie meno utilizzate? Se si, basta una delibera assembleare per stabilire gli importi o è necessaria una variazione dello Statuto?

    Grazie e buon lavoro,

    Cristiano

    1. Buongiorno. Le SSD sono ordinarie società di capitali, sportive dilettantistiche, destinatarie di un regime fiscale di favore in ragione della loro finalità non lucrativa, ma non sono enti di tipo associativo, come lo sono invece le ASD. In questo senso la “quota associativa” ha ragione di essere in un’Associazione, non essendo possibile diventare “socio” (nel senso tecnico del termine) di una SSD in assenza di apposito atto notarile… Ferme le premesse di cui sopra, i requisiti per la decommercializzazione dei corrispettivi incassati dalle SSD da parte di soggetti “che non rivestono la qualifica di soci” sono stati chiariti dalla risoluzione 38/E del 2010 di Agenzia Entrate, la quale ha precisato che “la disposizione agevolativa in argomento si applichi a condizione che i destinatari delle attività risultino “tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali” (CONI, Federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva)”. Sotto il profilo dell’uguaglianza/democraticità, infine, valgono le considerazioni espresse nella più recente circolare 18/E di Agenzia Entrate, che abbiamo analizzato qui: https://www.tuttononprofit.com/category/circolare-18-e. Segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2020/01/socio-o-tesserato-differenza-per-associazioni-e-societa-sportive.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

    1. Buongiorno. Posto che immagino l’Ente in questione sarà un Ente del Terzo Settore, Le segnalo il dettato dell’articolo 79 comma 6 sul punto: “Si considera non commerciale l’attività svolta dalle associazioni del Terzo settore nei confronti dei propri associati e dei familiari e conviventi degli stessi in conformità alle finalità istituzionali dell’ente. Non concorrono alla formazione del reddito delle associazioni del Terzo settore le somme versate dagli associati a titolo di quote o contributi associativi”. In attesa in ogni caso del completo vigore del D. Lgs. 117/2017, Le segnalo altresì nostro specifico articolo di approfondimento sulla distinzione tra i proventi istituzionali e quelli commerciali, con i relativi adempimenti collegati: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. salve, in riferimento al vs interessante articolo a proposito di quote, contributi ecc… ho verificato che nel nostro stauto alla voce diritti e doveri dei soci dice “Gli associati sono tenuti ad osservare lo Statuto, rispettare le decisioni degli Organi dell’Associazione, corrispondere le quote associative annuali, il cui importo e termine di riscossione è fissato dal Consiglio Direttivo. Le quote associative o i contributi associativi non sono rivalutabili e non sono trasmissibili a terzi…”. Mentre quando si parla di compiti del direttivo dice tra gli altri “stabilire le quote associative ed i contributi specifici per le attività istituzionali”.
    Chiedo, secondo la vostra esperienza, si deduce che i soci sono anche tenuti al versamento delle quote per la parteciopazione ai corsi organizzati dall’ASD?
    nel caso non sia sufficiente dobbiamo modificare lo statuto inserendo quanto segue “I soci sono tenuti al puntuale pagamento delle quote associative e dei contributi deliberati dal Consiglio Direttivo e dall’Assemblea” o è possibile specificarlo correttamente e chiaramente nel regolamento interno dell’ASD? Grazie

    1. Buongiorno. Segue il testo dell’articolo 148 n. 3 del TUIR: “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti …”. E’ dunque legittimo che l’Associazione, se lo ritiene, esponga un costo per la partecipazione alle attività da essa organizzate, che dovrà ovviamente trattare fiscalmente nella maniera corretta in funzione della circostanza che i relativi corrispettivi provengano da associati o da non soci. Le segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  3. Buongiorno
    per un associazione non riconosciuta è possibile rateizzare l’incasso della quota sociale?
    Per intenderci di esempio:
    quota sociale 120 euro: è possibile incassare la quota legandola alla loro carta di credito a 10 euro mese? E’ possibile stabilirlo con verbale del consiglio direttivo?
    grazie

  4. Salve, siamo un Asd con attività di corsi di ballo, la nostra quota associativa è di 35 euro. Abbiamo aperto da poco anche la somministrazione di bevande e alimenti . Siccome possiamo somministrare solo ai soci, ma ho per esempio dei genitori di allievi bambini che mentre aspettano vorrebbero prendersi un caffè o un’amico che viene ad accompagnare un socio che magari ha piacere di consumare qualcosa, dovrei tesserarli comunque a 35 euro come se usufruissero anche delle sale da ballo oppure posso verbalizzare in assemblea consiglio direttivo che in questi casi posso far pagare una quota di 5 euro per usufruire solo della parte ristoro, zona separata dalle sale con tornello con tessera per accesso?

    1. Buongiorno. Premessa la natura “commerciale” dei proventi incassati da un’Associazione derivanti dalla somministrazione di alimenti e bevande (https://www.tuttononprofit.com/2018/08/somministrare-alimenti-e-bevande-ai-soci-di-associazione-attivita-istituzionale-commerciale.html), l’art. 148 del stabilisce che gli statuti delle Associazioni devono prevedere, oltre al resto, una “disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative volte a garantire l’effettività del rapporto medesimo, escludendo espressamente la temporaneità della partecipazione alla vita associativa e prevedendo per gli associati o partecipanti maggiori d’età il diritto di voto per l’approvazione e le modificazioni dello statuto e dei regolamenti e per la nomina degli organi direttivi dell’associazione”, nel solco del rispetto dei principi di uguaglianza e democraticità che devono necessariamente caratterizzare gli Enti di tipo associativo (https://www.tuttononprofit.com/2016/04/disciplina-uniforme-del-rapporto-associativo-in-una-associazione-non-profit-cosa-significa.html). Alla luce di ciò è sicuramente opportuno immaginare una quota associativa uguale per tutti gli associati, in virtù delle considerazioni di cui sopra. Cordialità, Stefano Bertoletti

  5. Buongiorno,
    è possibile che un’associazione culturale richieda una quota sociale per nucleo familiare e poi sia possibile per ogni membro partecipare ad eventusali corsi organizzati dall’associazione pagando la quota corso?
    Non comprendo la tessera socio a nucleo invece che tessera socio per chi partecipa ai corsi.
    E’ possibile partecipare ai corsi senza dover diventare socio e quindi senza dover pagare la quota socio o tessera socio che dir si voglia?
    Grazie mille

    1. Buongiorno. Premesso che le associazioni nascono per svolgere in via principale attività nei confronti degli associti, l’acquisizione corretta della qualifica di socio (domanda – verbale direttivo – inserimento libro soci – pagamento quota, in questo ordine, poichè diversamente i rischi sono noti http://www.tuttononprofit.com/2014/04/approvazione-domanda-di-ammissione-a-socio-ve-l-avevamo-detto.html) è determinante per la qualificazione istituzionale (e dunque noin tassata) del corrispettivo da questi versato per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità dell’Ente. Ciò posto, pertanto, nulla osta alla circostanza che l’Ente proponga attività anche nei confronti di non associati a titolo gratuito, precisando che qualora ad essi venisse richiesto il pagamento di un corrispettivo questo sarebbe da ritenersi commerciale, con tutte le conseguenze del caso in termini di imposte e dichiarazioni. Cordialità, Stefano Bertoletti

  6. Salve,vorrei sapere se si può cambiare la quota associativa di un associazione (a 3 mesi dalla sua nascita).
    Grazie in anticipo

    1. Buongiorno. Premessa la necessità di verificare le eventuali previsioni statutarie sul punto, è possibile che l’assemblea sociale si esprima per la modifica della quota associativa annuale ordinaria dell’Associazione, sempre nle rispetto del principi di uguaglianza, trasparenza e democraticità, che devono necessariamente caratterizzare gli Enti di tipo associativo. Cordialità, Stefano Bertoletti

  7. Il contributo o quota supplementare corso, richiesta all’associato in aggiunta alla quota sociale , per un corso in linea con le finalità istituzionali, Voi dite che rappresenta un corrispettivo nei confronti della ASD. Vi chiedo se tale contributo deve essere considerato come attività commerciale e quindi tassata o rientra nelle previsioni di cui all’art. 148 del tuir come la stessa quota sociale?

    1. Buongiorno. I corrispettivi versati da associati per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell’Ente sono da considerarsi de-commercializzati, e pertanto non assoggettati al pagamento di imposte. Segnalo in proposito alcuni nostri articoli specifici sul tema: http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html e http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  8. buongiorno, la nostra asd di ginnastica ha dato un contributo alle famiglie per l’acquisto di un body costoso di gara. in questo caso la società non avendo fatto l’acquisto direttamente, può pretendere la restituzione del body o del denaro?grazie

    1. Buongiorno. Il bene in questione è di proprietà del soggetto che lo ha acquistato ed al quale è intestata la fattura: se è stato erogato un contributo per l’acquisto non è possibile pretenderne la restituzione. Cordialità, Stefano BErtoletti

  9. Buongiorno. Una ONLUS può chiedere dei contributi per un attività istituzionale svolta verso un non socio? E’ considerata attività commerciale o no?

    1. Buongiorno. Una donazione rappresenta per sua natura un provento istituzionale, poichè “svincolato” da ogni e qualsiasi rapporto sinallagmatico tra le parti (non esite, nel caso di donazione un “do ut des”). IN questo caso infatti, i denari vengono donati per una condivisione con le finalità che l’Ente intende promuovere/realizzare, in assenza di controprestazione da parte dell’Ente stesso. In questo caso, pertanto, un contributo/donazione risulta neutro ai fini fiscali. Diversamente se un non socio versa un corrispettivo per lo svolgimento di una certa attività specifica (e dunque è come se “acquistasse un servizio”), detto provento deve essere considerato commerciale (http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

  10. Buongiorno, la nostra associazione di volontariato ha finora assicurato lezioni gratuite di italiano a signore straniere con servizio di baby sitting di alcuni dei loro bambini. Regalavamo anche i libri. Adesso stiamo progettando di richiedere alle nostra alunne una piccola quota per coprire parzialmente i costi che affrontiamo.
    Ci è stato suggerito: di sollecitare da parte loro una donazione, restando così una associazione di volontariato ma mi sembra che se la donazione diventa conditio sine qua non per accedere al corso di italiano ci sia una contraddizione.
    Se chiedessimo una quota di iscrizione (pari a quella che versano le volontarie) dovremmo cambiare lo statuto e diventare una associazione di promozione culturale? Perderemmo lo statuto di onlus ( e quindi l’accesso al 5 per mille)? Dovremmo poi invitare tutte le alunne alle nostre riunioni?
    Ringrazio in anticipo per le risposte e mi scuso se fossero ripetizioni di altre (ma ho cercato senza trovare nulla)

    1. Buongiorno. Premesso che occorrerebbe verificare nel dettaglio le previsioni statutarie per “inquadrare” giuridicamente e correttamente il Vostro Ente, segnalo un nostro articolo specifico in tema di agevolazioni fiscali: http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html. Ciò posto non è chiaramente corretto richiedere una “donazione” in cambio dell’erogazione di un’attività, poichè questa nei fatti si configura come un vero e proprio corrispettivo, che risulta comunque neutro ai fini fiscali rispettando i pre-requisiti indispensabili per le Associazioni al fine di godere delle agevolazioni fiscali. In tema di cinque per mille, infine, segnalo il nostro ultimo post: http://www.tuttononprofit.com/2017/04/5-per-1000-tutte-le-novita-2017-iscrizione-una-tantum-ed-elenco-permanente.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  11. Buongiorno,
    per un’associazione culturale è ammesso stabilire che la quota di associazione sia gratuita?
    Cordiali saluti,

    Paolo

  12. Buongiorno,
    innanzitutto grazie per le informazioni che fornite. Sto per fondare una società culturale e la mia domanda è la seguente: La quota annuale deve essere uguale per tutti i soci? Può essere diversa per fasce di età (nel mio caso una ridotta per minorenni e l’altra piena per maggiorenni) ?

    Grazie mille,
    Michele

    1. Buongiorno. Anche ma non solo al fine di godere delle agevolazioni fiscali alle associazioni riservate è necessario che queste, nella forma e nella sostanza, rispettino, tra gli altri, il principio di democraticità e quello di uguaglianza (http://www.tuttononprofit.com/2016/04/disciplina-uniforme-del-rapporto-associativo-in-una-associazione-non-profit-cosa-significa.html). Ragioni di opportunità portano dunque a suggerire di immaginare quote associative uguali per tutti e differenti quote attività in funzione delle specifiche richieste dei soci in tal senso. In questo modo, anche sotto il profilo formale apparrebbe evidente un trattamento paritario dei soci, anche se nessuna legge attualmente vigente le vieterebbe di adottare l’impostazione da Lei immaginata. Cordialità, Stefano Bertoletti

  13. Buongiorno,
    all’interno della mia associazione no profit (circolo di pescatori amatoriali) esistono due differenti tipologia di soci:
    – soci sostenitori
    – soci sportivi

    I secondi hanno la possibilità di avere un posto barca, mentre i primi no. Ovviamente tra i due c’è una differenza sulla quota annuale. E’ lecita tale procedura? Ce la aveva suggerita un commercialista..

    Inoltre, per favorire l’aggregazione tra i soci, ai soci sportivi che partecipanoad almeno due eventi all’anno (due gare amatoriali di pesca), favoriscono di una riduzione sulla quota annuale. Tale procedura è lecita?

    Grazie in anticipo per l’eventuale risposta.

    1. Buongiorno. Anche ma non solo al fine di godere delle agevolazioni fiscali alle associazioni riservate è necessario che queste, nella fomra e nella sostanza, rispettino, tra gli altri, il principio di democraticità e quello di uguaglianza (http://www.tuttononprofit.com/2016/04/disciplina-uniforme-del-rapporto-associativo-in-una-associazione-non-profit-cosa-significa.html). Ragioni di opportunità portano dunque a suggerire di immaginare quote associative uguali per tutti e differenti quote attività in funzione delle specifiche richieste dei soci in tal senso. In questo modo, anche sotto il profilo formale appare evidente un trattamento paritario dei soci, che sembrerebbe invece discutibile con l’attuale impostazione. Cordialità, Stefano Bertoletti

  14. Buongiorno, con degli amici vorremmo realizzare un’associazione culturale e ricreativa. Poniamo il caso di un’attività promossa dall’associazione, ad esempio una festa: posta la partecipazione gratuita per i soci che hanno sottoscritto la quota associativa annuale, è possibile richiedere un contributo a coloro che non sono soci e vogliono partecipare a questa festa oppure è necessario che queste persone vengano tesserate? Nel caso sia possibile richiedere tale contributo senza tesseramento, come va registrato nel “bilancio” dell’associazione? E’ comunque defiscalizzato? Nel caso invece sia necessario tesserare tali persone, è possibile ad esempio richiedere una tessera mensile?
    Grazie per le spiegazioni, Felice

    1. Buongiorno. Premessa la necessità di individuare un fine ideale per la costituenda associazione (http://www.tuttononprofit.com/2016/03/perche-costiuire-associazione-cosa-comporta-come-deve-essere-gestita.html), segue un estratto dell’art. 148 del TUIR in relazione al quesito posto: ” … 3. Per le associazioni … culturali … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti …”. I corrispettivi incassati da non soci, dunque, dovranno necessariamente essere considerati commerciali, e su di essi l’Ente dovrà versare le imposte secondo le aliquote/scadenze previste dal regime fiscale di riferimento (segnalo un nostro articolo specifio in materia: http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

      1. La ringrazio per la tempestiva risposta. Quindi, per capirci, tenendo sempre presente questa ipotetica festa di cui parlavo nel commento precedente, o un qualsiasi evento, riservato ai soli associati: potrei chiedere un contributo a testa agli stessi associati per recupero spese organizzative? Ad esempio una cosa del genere: “festa sociale in programma il giorno x nel luogo x, ingresso riservato ai soli soci, quota di partecipazione 3 euro a testa per spese organizzative”… è ipotizzabile una cosa del genere?
        Grazie ancora, cordialità

        1. Buongiorno. Ribadita la necessità di individuare un fine ideale per l’Ente (che non può ovviamente consistere nella “organizzazione di feste”), i corrispettivi versati dai soci per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell’Ente stesso sono considerati proventi istituzionali, e come tali non soggetti ad imposte (possono essere contabilizzati come “quote attività” o simili). Discorso diverso per le “raccolte fondi”, fattispecie tipica di cui abbiamo parlato qui: http://www.tuttononprofit.com/2012/07/enti-non-profit-e-raccolte-fondi.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  15. Buongiorno, abbiamo appena costituito una ssd arl, e non abbiamo chiari alcuni concetti relativi agli iscritti:

    1) non essendoci degli "associati" come in una ASD, possiamo prevedere due (o più) categorie di iscritti, con relative quote annue differenziate? Ad esempio gli iscritti che frequentano anche i corsi, e che pagheranno quota annua "X" + quote mensili, e gli iscritti che vengono occasionalmente ad eventi singoli, e che pagheranno una quota annua "Y" molto minore della prima, che va direttamente all'EPS per la loro assicurazione? Possiamo in pratica prevedere quote annue d'iscrizione differenziate? E gratuite?

    2) agli iscritti (sia quelli che pagano X che quelli che pagano Y possiamo rilasciare ricevuta invece di fattura? E agli iscritti allo stesso EPS ma non a noi? O a un altro EPS? Qual'è la discriminante per rilasciare ricevuta invece di fattura, senza incorrere in irregolarità? L'iscrizione alla nostra SSD o a un EPS? O ci sono delle specifiche?

    Grazie per l'attenzione.

    Marco

    1. Buongiorno. I quesiti posto sono molto delicati oltre che "centrali" nella corretta gestione di una SSD. Sul punto riporto un estratto della circolare 38E del 2010 di Agenzia Entrate: "Con riferimento alle attività effettuate dalle società sportive dilettantistiche nei confronti dei “frequentatori e/o praticanti” che non rivestono la qualifica di soci, si ritiene che la disposizione agevolativa in argomento (decommercializzazione dei corrispettivi incassati) si applichi a condizione che i destinatari delle attività risultino “tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”(CONI, Federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva)".
      Per quanto riguarda invece il secondo quesito, segnalo alcuni nostri articoli in materia: http://www.tuttononprofit.com/2015/07/ricevute-emesse-dalle-associazioni-10-cose-da-ricordare.html e http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Vi suggerisco infine di valutare attentamente con il Vostro consulente questi profili in quanto assolutamente fondamentali per la corretta gestione di una Società Sportiva Dilettantistica. In caso di necessità restiamo a disposizione per verificare le prassi gestionali adottate, Stefano Bertoletti

    2. Ferme le precisaizoni di cui alla mia precedente risposta, è possibile che gli iscritti corrispondano quote differenziate a seconda della tipologia di attività alla quale parteciapano. Cordialità, Stefano Bertoletti

  16. Può essere fondata un'Associazione senza che sia prevista da parte dei Soci il versamento di una quota Associativa? Che forma giuridica quest'Associazione dovrebbe assumere? Deve comunque redigere un bilancio anche se non gestisce nemmeno un euro ne' pubblico ne' privato? Cosa ci consigliate? Si tratta di un gruppo di volontari che intendono battersi contro le disparità sociali. Grazie per l'attenzione

    1. Buongiorno. E' possibile costituire un'associazone stabilendo che la quota associativa sia di importo nullo. Ciò non preclude però la necessità che vengano rispettati tutti gli obblighi previsti per dette tipologie di Enti (gestione amministrativa e contabile, predisposizione rendiconti, tenuta libri sociali, …). Segnalo in particolare due nostri articoli specifici:
      http://www.tuttononprofit.com/2013/10/quali-sono-gli-adempimenti-di-una.html;
      http://www.tuttononprofit.com/2013/05/approvazione-bilancio-e-avanzo-di.html.
      A seconda dello scopo sociale infine, potrete valutare se percorribile la costituzione di una ONLUS, di un'associaizone di promozione sociale oppure di una organizzazione di volontariato o di una associaizone culturale "semplice".
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  17. Buongiorno,
    Faccio parte di un'A.s.d./A.p.s.:
    – dotata di P.I.
    – affiliata Aics
    – che organizza corsi e uscite sportive per i propri associati
    – che gestisce un'area con circolo privato all'interno della quale si svolge attività sportiva, si somministrano cibi e bevande (bar e carne alla griglia) e si organizzano eventi culturali/musicali a favore dei propri associati.
    Fatta la dovuta premessa le mie domande sono:
    1) possiamo rilasciare ai soggetti che frequentano il circolo e che non svolgono attività sportiva la nostra tessera associativa in sostituzione di quella aics?
    2) in tal senso esiste una norma di legge che obbliga all'utilizzo della tessera del proprio ente di affiliazione?
    3) chi svolge attività sportiva organizzata dall'associazione dovrà invece necessariamente essere tesserato aics, per quanto stabilito dal decreto 296/2010 (assicurazione obbligatoria per sportivi dilettanti), corretto?
    4) in tale ottica, attività quali fresbee, beach volley o arrampicata su roccia, svolte autonomamente all'interno del circolo (senza organizzazione/intervento dell'associazione), sono da ritenersi attività sportive ricomprese nell’ambito di applicazione del decreto succitato (sarebbero da tesserare aics, sempre che sia possibile quanto indicato nella prima domanda)?

    Sottolineo che da statuto aics “Sono inoltre condizioni per l’adesione, l'acquisizione del certificato di affiliazione, l’obbligo di adozione della tessera nazionale dell'Associazione quale propria tessera sociale e il rilascio della tessera AICS a tutti i propri associati.”

    Grazie e buona giornata

    1. Buona sera.
      Il livello dei quesiti da Lei posti presuppone da parte nostra un intervento che dedichiamo solo ai nostri clienti in abbonamento.
      Qualora interessato può contattarmi all'indirizzo gabriele@movidastudio.it al fine di poterLe indicare i nostri costi di assistenza.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

    2. Capisco perfettamente, le chiederei solo cortesemente se sia possibile ricevere risposta alla mia domanda 2), vale a dire se esiste una norma di legge che obbliga ad utilizzare la tessera del proprio ente (a parte l'obbligo dettato da statuto come indicato nella mia precedente).

      Grazie ancora, in qualsiasi caso!

  18. Buon giorno e grazie per le inormazioni trasmesse con il blog. Nella citata legge si parla di associati o partecipanti. Non ho capito che differenza c'è tra i due e in particolare chi sono questi ultimi. Grazie. Laura

    1. Buongiorno Laura.
      I soci (associati) sono i soggetti che compilano la domanda di ammissione a socio e che il direttivo approva ed inserisce nel libro soci dell'Associazione. I partecipanti sono i soggetti non soci, ma possessori della tessera dello stesso EPS o della stessa Federazione ai quali l'Associazione è affiliata.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

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