Non profit: imprenditori aggressivi o imprenditori con il freno a mano tirato?

Cari lettori, dopo i nostri numerosi (quasi tutti) post “di contenuto”, cerchiamo con questo di stimolare un dibattito su temi che, senza dubbio, nelle dinamiche interne all’Ente non commerciale per il quale prestate la Vostra opera, almeno una volta avete affrontato.

Partiamo da un dato di fatto: in Italia esistono centinaia di migliaia di Enti Non Profit. E’ questo il risultato dell’ultimo censimento ISTAT e, proprio su questi temi e sul terzo settore in generale, quotidianamente numerosi soggetti esprimono la propria opinione/visione (non ultimo Giovanni Moro nel tascabile distribuito negli ultimi mesi nelle librerie). Per facilitare l’analisi sul tema che vogliamo analizzare, suddividiamo gli Enti Non Profit in due macro categorie:
1 – Enti che si occupano prevalentemente dei soggetti svantaggiati (solitamente ONLUS, A.P.S., OdV);
2 – Enti che operano nel settore sportivo, attraverso Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche. (A.S.D. o S.S.D.), e/o nel settore ludico – ricreativo (Associazioni teatrali, …).

Ebbene, perchè abbiamo deciso di suddividere il Non Profit in due marco categorie?

I FATTI: chi ha fame di cultura e opera nel Non Profit legge quotidianamente le notività che caratterizzano il settore (notizie, sentenze, normativa) e non potrà sicuramente essergli sfuggito (anche dal momento che chi scrive è particolarmente “sul pezzo” in materia, qui l’ultima volta in cui abbiamo affrontato il tema) come negli ultimi anni siano esponenzialmente aumentate le verifiche fiscali nei confronti degli Enti Non Profit finalizzate a smascherare la reale natura FOR PROFIT di soggetti NON PROFIT per convenienza al solo scopo di godere delle agevolazioni fiscali riservate ai soggetti senza scopo di lucro.

Leggiamo in QUESTO articolo intitolato “Non profit, c’è bisogno di un approccio imprenditoriale con quote di rischio e di una migliore comunicazione” quanto segue:
– “è necessario alimentare un approccio più imprenditoriale, ossia capace di assumersi quote crescenti di rischio rispetto agli obiettivi delle Onp, e una conoscenza specifica dei nuovi strumenti di comunicazione online” (Paolo Venturi, direttore dell’Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit);
– “Tra chi impiega strumenti di comunicazione, il 43,3% sono onp che si occupano prevalentemente di cultura, sport e ricreazione“;
– “La comunicazione spesso è finalizzata alla raccolta fondi: le onp che hanno dichiarato di svolgere questa attività ammontano a 60.071 unità, pari al 20% di quelle censite dall’Istat. C’èuna forte correlazione tra la scelta di effettuare raccolta fondi e il settore di attività prevalente. Quote molto superiori alla media nazionale di istituzioni che attivano forme di raccolta fondi sono presenti nei settori della cooperazione e solidarietà internazionale (80,8%), della filantropia e  promozione del volontariato (36,5%), della sanità (35,2%), e  dell’assistenza sociale e protezione civile (33,9%)“.

CONSIDERATO CHE:
– tutti gli Enti non profit godono delle medesime agevolazioni fiscali “di base” comuni, e ciò indipendentemente dalla circostanza che il loro scopo sia la promozione della danza o la cura dell’ambiente, a condizione ovviamente dell’esistenza reale di uno scopo ideale non lucrativo;
– tutti gli Enti non profit possono allo stesso modo comunicare la propria missione ed il proprio obiettivo (ovviamente con tutte le accortezze del caso), anche perchè in difetto lo stesso risulterebbe difficilmente perseguibile …

CI DOMANDIAMO …
– perchè un considerevolissimo numero di accertamenti è indirizzato a soggetti sportivi, con il fine di smascherare le attività commerciali di palestra “vestite” da A.S.D./S.S.D., o Associazioni culturali/circoli ricreativi, con il fine di scovare vere e proprie discoteche/ristoranti/night …?;
– perchè è più “semplice” che gli Enti sportivi/ricreativi vengano visti come “imprenditori aggressivi” (non da www.repubblica.it o da chi scrive, ma solitamente dagli accertatori), mentre le altre tipologie di Enti Non Profit possano “alimentare un approccio più imprenditoriale”?

FORSE PERCHE’:
– A.S.D., S.S.D. ed Associazioni culturali hanno un “giro economico” più rilevante rispetto ad Enti che si occupano di soggetti svantaggiati?
– chi non si occupa di soggetti svantaggiati deve per forza avere una maggior predisposizione ad evadere il fisco?

Chi scrive tiene a precisare come nessun giudizio di valore voglia essere espresso sul tema sollevato, volendo solo attraverso questo postevidenziare il teorema che sembrerebbe essere esistente analizzando la situazione attuale.

Al di là di ogni considerazione che speriamo di leggere (meglio essere imprenditori aggressivi o imprenditori con il freno a mano tirato?) senza dubbio siamo certi di poter (noi con Voi) giungere alla medesima CONCLUSIONE: gli “imprenditori” propriamente detti che hanno intenzione di arricchirsi e trarre profitto da una data attività (scopo ovviamente lecito) devono costituire un Ente commerciale.

Tutto Non Profit © riproduzione riservata – VOLETE SAPERNE DI PIÙ? Consultate le nostre Guide (cliccando QUI) e richiedete un aggiornamento periodico e approfondito sulle tematiche gestionali e giuridico-fiscali di tutti gli Enti non Profit (ASD, OdV,ONLUS, APS, SSD, …) cliccando QUI.

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2 commenti

  1. francamente si potrebbe scrivere di più su questo argomento, non è sufficiente distinguere tra chi vuole arricchirsi e chi no. Come si fa poi a stabilirlo. Non possiamo rimanere sull'opinabile, come del resto sono tutti gli accertamenti che recitano "non basta il rispetto delle regole ma serve lo stato di fatto"..ma come!!!! lo stabilisce un giudice se le tue intenzioni erano quelle di arricchirti? o il rispetto della normativa vigente che dovrebbe porre paletti oltre i quali l'attività da profit diventa no profit? le regole servono per "regolare" se non sono sufficienti facciamone delle altre, ma il loro rispetto dovrebbe bastare oltre ogni ragionevole dubbio….per non essere o semplicemente sentirsi fuorilegge…alessandro

    1. Buongiorno Alessandro e grazie per il commento.
      Sicuramente si potrebbe scrivere di più. Tenga conto che volutamente abbiamo deciso di affrontare solo questa questione sollevata da repubblica.it per dare la possibilità al lettore di agganciarsi agli argomenti che ritiene più opportuni. Per quanto riguarda lo stato di fatto, ci farebbe una Sua opinione relativamente a questo articolo http://www.tuttononprofit.com/2014/06/prevalenza-della-sostanza-sulla-forma-in-caso-di-verifiche-ad-associazioni-e-srl-sportive.html che riteniamo in linea con il Suo pensiero.
      Buona giornata,
      Gabriele Aprile

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