Come distinguere le attività istituzionali da quelle commerciali per un’Associazione?

Cerchiamo di fornire una risposta a tutti quei gestori che si stanno domandando se sia necessario che l’Associazione apra (o meno) una posizione IVA.

Occorre innanzitutto puntualizzare che il numero di partita IVA dell’Associazione, in caso di apertura della stessa, non sarà intestato al Presidente (come qualcuno presuppone), ma direttamente all’Associazione, dal momento che sarà la stessa (e non il Presidente) ad esercitare attività di natura commerciale. Al di là di questa precisazione, suggeriamo di richiedere sempre e comunque il numero di partita IVA in una fase successiva alla richiesta del Codice Fiscale, onde evitare che vengano attribuiti all’Associazione un numero di Codice Fiscale e partita IVA coincidenti. In questo ultimo caso infatti, qualora l’Associazione decidesse di chiudere la partita IVA causa inutilizzo, si troverebbe a non poterlo fare in quanto coincidente con il Codice Fiscale.

Distinguiamo quindi i corrispettivi di natura istituzionale (per i quali non occorre che l’Ente sia in possesso di partita IVA) da quelli di natura commerciale.

CORRISPETTIVI ISTITUZIONALI, per i quali è sufficiente essere in possesso del solo Codice Fiscale:
– Incasso di quote sociali (ovviamente corrisposte dai Soci);
– Incasso di quote attività/corsi (ovviamente corrisposte dai Soci);
– Incasso di erogazioni liberali/donazioni;
– Incasso derivante da raccolta pubblica di fondi.

CORRISPETTIVI COMMERCIALI, per i quali è indispensabile che l’Ente sia in possesso anche della Partita IVA:
– cessioni di beni nuovi prodotti per la vendita (merchandising), ivi inclusi gli incassi di corrispettivi provenienti da soggetti terzi (e dunque non soci);
– erogazioni di acqua, gas, energia elettrica e vapore;
– gestione di fiere ed esposizioni a carattere commerciale;
– incassi di affitti;
– gestione di spacci aziendali e di mense;
– somministrazione di alimenti e bevande (NON è vero che, se rivolta ai soci, detta attività ha connotazione istituzionale);
– prestazioni di trasporto e di deposito;
– organizzazioni di viaggi e di soggiorni turistici;
– prestazioni alberghiere e di alloggio;
– prestazione di servizi portuali ed aeroportuali;
– telecomunicazioni e radiodiffusioni;
pubblicità e sponsorizzazioni.

Premesso che l’attività commerciale all’interno di un Ente non profit deve avere necessariamente natura secondaria e sussidiaria rispetto all’attività istituzionale (non a caso può essere definita anche come “attività connessa”), tale rilevanza deve essere valutata sia sotto l’aspetto quantitativo (le entrate commerciali devono essere inferiori a quelle istituzionali) che sotto il profilo qualitativo.

Per chiarire tale rilievo partiamo da un esempio reale: esiste una A.S.D. il cui scopo sociale è la promozione del calcio tra i minori e gli adolescenti che versino in stato di reale abbandono, privi di risorse economiche e spesso segnati da un passato legato al mondo della droga e degli abusi. Ebbene esiste anche un imprenditore, titolare di una Società commerciale che ha avuto la disgrazia di perdere il proprio figlio (calciatore) proprio per una storia di droga, che ogni anno, in memoria del proprio figlio, decide di corrispondere alla A.S.D. di cui sopra una sponsorizzazione (attività per sua natura commerciale) di 100.000 euro per permettere a questa di operare (acquisto di materiali, iscrizione ai campionati, affitto dei campi, …) senza richiedere risorse ai minori (che in ogni caso non le avrebbero).
Per quanto appaia indiscutibile che gli unici incassi dell’Ente abbiano natura commerciale, pare altrettanto evidente come il suo scopo sociale (realmente privo di finalità di lucro) sia tale da metterlo nella condizione di poter godere del regime fiscale agevolato previsto per tali tipologie di Enti. Non credete …?

Per tutti coloro che intendessero verificare la gestione della loro Associazione/Società Sportiva abbiamo ideato un check di cui seguono specifiche. L’intervento proposto prevede:
– invio da parte nostra via mail di apposito questionario in formato excel;
– trasmissione sempre a mezzo mail del questionario compilato unitamente ad una copia di statuto;
– call conference su skype dedicata all’analisi del questionario, della gestione dell’Associazione ed alle eventuali criticità riscontrate, con verifica delle possibili soluzioni operative;
– predisposizione, nell’arco dei 5 giorni lavorativi successivi alla call, di apposita relazione corredata dall’indicazione delle corrette modalità gestionali.

Per maggiori informazioni sul check, cliccate QUI mettendo come oggetto “info check”.

Tutto Non Profit © riproduzione riservata – VOLETE SAPERNE DI PIÙ? Consultate le nostre Guide (cliccando QUI) e richiedete un aggiornamento periodico e approfondito sulle tematiche gestionali e giuridico-fiscali di tutti gli Enti non Profit (ASD, OdV,ONLUS, APS, SSD, …) cliccando QUI.

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156 commenti

  1. Salve!
    La nostra è un’associazione culturale non riconosciuta al momento ancora senza partita iva.

    Solitamente organizziamo corsi musicali e concerti esclusivamente riservati ai soci presso la nostra sede, in attuazione ai nostri fini statutari.

    Ci hanno chiesto di ospitare la presentazione di un libro su temi musicali (inerenti alla mission contenuta nel nostro statuto).
    È possibile organizzare una presentazione gratuita aperta a tutti o possiamo far accedere ai nostri locali solo i soci?
    Grazie!

    1. Buongiorno. Qualora l’attività organizzata dall’associazione sia aperta a tutti (e dunque anche non soci) ed a titolo gratuito, dal momento che non è richiesto alcun corrispettivo ai fini della partecipazione, non esistono implicazioni di natura fiscale né legate all’individuazione della natura dei corrispettivi incassati, e ciò proprio in ragione del fatto che l’Ente propone dette attività a titolo gratuito. Segnalo in proposito un nostro approfondimento specifico: https://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  2. Buonasera. La ringrazio per l’attenzione che dedica a rispondere alle nostre domande, non è da tutti! La mia associazione culturale sta pensando di organizzare dei percorsi espositivi ai quali si potrà accedere soltanto pagando un piccolo biglietto di ingresso di 2, 3 euro. Da quello che leggo, mi pare di capire che è necessaria avere la partita iva. Quanto costa avere una partita iva? l’associazione è già registrata con codice fiscale. Ci sono altre tasse che dovremmo pagare successivamente?

    1. Buongiorno. L’esercizio di attività nei confronti di non associati dietro il pagamento di un corrispettivo è da ritenersi sempre commerciale, e come tale assoggettata al pagamento delle imposte e dell’IVA secondo le aliquote ed alle scadenze previste dal regime fiscale di riferimento (quello normato dalla L. 398/91 è per questi Enti ad oggi il più conveniente, https://www.tuttononprofit.com/2018/10/circolare-18e-regime-398-91-adesione-decadenza-conseguenze.html, in attesa che la Riforma del Terzo Settore chiarisca con i decreti attuativi il nuovo regime da applicarsi a queste tipologie di Enti). Al di là dei costi di apertura, in ogni caso, risulteranno dovute le imposte ed il versamento dell’IVA, cui aggiungere il costo della dichiarazione annuale (predisposta dal Vostro consulente e dunque da questo quotata). Cordialità, Stefano Bertoletti

  3. Salve inanzitutto grazie per il supporto che date volevo chiarire una cosa, se ricevo una sposorizzazione da un ente/banca per poter pagare delle tasse esempio la SIAE per luso di musica, questi soldi rientrano nella voce “attività istituzionale”, il modello EAS è comunque da fare sempre in qualsiasi caso , perché la banca mi ha chiesto se lho compilato, grazie
    Massimo Asd MGM FIT

    1. Buongiorno. Le sponsorizzazioni rientrano sempre nel novero delle attività commerciali connesse, che possono essere sovlte dalle ASD, così come confermato anche dalla circolare 18/E del primo agosto 2018 (https://www.tuttononprofit.com/category/circolare-18-e). Ciò premesso Le segnalo un nostro articolo specifico nel quale sono individuati i casi che richiedono l’invio di un nuovo modello EAS e la relativa scadenza: https://www.tuttononprofit.com/2016/03/modello-eas-per-associazioni-ed-enti-non-profit-ecco-tutto-quello-da-sapere.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  4. Mi riallaccio alla precedente domanda e chiedo gentilmente se, secondo Lei, per l’incasso dei servizi a non soci ( commerciali anche se inerenti l’oggetto sociale- gioco di ruolo) è consigliabile fare delle ricevute semplici da blocchettario o in formato word.
    Ringrazio ancora per la disponibilità
    cordiali saluti

    1. Buongiorno. Indipendentemente dalla scelta (entrambe le soluzioni sono legittime) ciò che è indispensabile è che sul documento vengano riportati tutti gli elementi essenziali ai fini fisclai, e dunque i dati completi dell’Ente e del terzo, la tipologia di servizio acquistato ed il relativo importo, la data e la numerazione progressiva del documento. Cordialità, Stefano Bertoletti

  5. Buongiorno,
    nel caso di piccola associazione, per ora ancora in 398/91, le quote incassate dai Soci per scopo istituzionale non sono commerciali . Quelle incassate da non Soci per servizi ( relativi allo scopo istituzionale) sono di natura commerciale con relativo versamento iva forfettaria. Chiedo se possiamo rilasciare normali ricevute nel primo caso e se possiamo farlo anche nel caso della parte commerciale,
    visto che le associazioni mi risultano ancora esenti da scontrino/ ric fiscale .
    Grazie
    Tiziana

    1. Buongiorno. Per poter gestire anche attività commerciali è necessario che l’Ente sia titolare di partita IVA, versando IVA ed imposte alle scadenze e secondo le aliquote previste dal regime fiscale di riverimento. I proventi commerciali dovranno quindi essere assoggettati ad IVA, nel caso di vendita di un servizio a soggetti terzi al 22% (https://www.tuttononprofit.com/2018/10/circolare-18e-regime-398-91-adesione-decadenza-conseguenze.html). Confermo a tutt’oggi, per gli Enti in regime 398/91, l’esonero da alcuni adempimenti contabili, di certificazione dei corrispettivi nonché dichiarativi. Cordialità, Stefano Bertoletti

  6. Buongiorno,
    sono presidente di una APS col solo codice fiscale. Per mettere un distributore di bevande all’interno dei locali dell’associazione mi è stato chiesto di emettere fattura per un importo irrisorio. Quale documento posso emettere?
    Cordiali saluti

    1. Buongiorno. Se è stata richiesa l’emissione di fattura occorrerà procedere in tal senso, verificando se l’Ente sia esonerato o meno dall’adozione della nuova procedura relativa alla fatturazione elettronica. Cordialità, Stefano Bertoletti

  7. Salve, siamo una associazione ONLUS costituita di recente (novembre 2017), in occasione delle assemblee e delle riunioni dei soci, a scopo promozionale della associazione stessa, vorremmo, al termine, organizzare un pranzo/cena con i soci e loro parenti/amici e durante la conviviale, fare una presentazione dell’associazione, una raccolta volontaria di fondi (donazione liberale “a cassetta” e raccogliere eventuali adesioni di nuovi soci; poiché ci assumiamo l’onere di organizzare la conviviale (scelta del ristorante/menu e trattativa sul costo):
    1) come devo considerare l’evento?
    2) è una raccolta fondi pubblica o non ha alcuna connotazione che comporti il dover rendicontare l’evento?
    3) è una attività istituzionale o commerciale (il pranzo)
    4) se è commerciale posso ritenerla marginale?
    5) se devo fare il rendiconto devo inserire il costo del pasto anche se ognuno paga per se (cioè non pago con i soldi dell’associazione) ma ci limitiamo a raccogliere la quota di ciascuno per poi darla al ristoratore?
    4) devo fare le ricevute per le donazioni volontarie?
    Grazie

    1. Buongiorno. In tema di raccolta fondi segnalo la guida specifica prodotta dall’agenzia per le onlus: http://presidenza.governo.it/DICA/EVENTI/allegati/onlus_LineeGuida.pdf. Preciso pertanto che i proventi incassati in occasione di questi eventi sono da ritenersi istituzionali. Quanto agli ultimi quesiti, invece, preciso che in caso di “autorizzazione all’incasso” delle quote in nome e per conto del ristoratore le somme in questione non dovranno rientrare nel novero dei denari incassati, e questo proprio perchè incassati PER CONTO del ristoratore, mentre le ricevute da emettere non risultano obbligatorie (http://www.tuttononprofit.com/2015/07/ricevute-emesse-dalle-associazioni-10-cose-da-ricordare.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

      1. grazie molte, complimenti per il sito e per la gestione del blog. Tutto sempre utile, info complete r risposte esaurienti e cortesi. Grazie ancora

  8. Buongiorno,
    sono da poco entrata nel Consiglio Direttivo di una Associazione di Ufficiali di Gara, tale associazione ha C.F. ma non P.Iva, la maggior parte dei proventi arrivano dagli organizzatoridelle manifestazioni a cui i nostri soci fanno servizio come commissari di percorso (rally), vorrei sapere sequesto rientra nelle attività istituzionali o meno, e se il rimborso che viene erogato ai soci per il servizio svolto deve essere sottoposto a Certificazione Unica o no. Inoltre è possibile aderire alla legge ex 398/1991 anche se l’associazione è aperta da diversi anni ma non ha mai aderito?
    Grazie mille per l’aiuto

    1. Buongiorno. Premesso che per rispondere correttamente al quesito posto è necessaria un’approfondita analisi di quanto riportato nello statuto sociale dell’Ente, e ciò al fine di comprendere quale sia la sua natura oltre che le sue finalità ideali, e ciò in ragione del fatto che, ai sensi dell’art. 148 n. del TUIR “Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività”, la certificazione unica sarà indispensabile per documentare i proventi erogati dall’Ente nei confronti dei collaboratori a fronte dell’inquadramento di ognuno. Si precisa infine che l’opzione per l’adesione al regime 398/91, ricorrendone i presupposti, potrà essere effettuata in ogni momento (http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

  9. BUONASERA , sto aprendo una associazione che ha lo scopo di intrattenere i ragazzi del mio paese , con l’organizzazione di feste e eventi e giochi , tra cui una piccola pista di bowling .
    mi chiedo se i soci volgiono organizzare feste di compleanno ( avendo quindi dei loro ospiti ) il corrispettivo versato all’associazione sarebbe attivita’ commerciale?
    il corrispettivo pagato per giocare al bowling rientra tra le attivita’ istituzionali ?
    grazie

    1. Buonasera. Premessa la necessità di verificare le previsioni statutarie (al fine di comprendere, ad esempio, se il bowling rientri o meno tra le discipline/attività proposte, e pertanto se i relativi corrispettivi versati dai soci possano essere ritenuti istituzionali o meno), l’affitto di spazi (sia a soci che a terzi) si configura sempre come un’attività commerciale (http://www.tuttononprofit.com/2016/06/il-noleggio-di-beni-ai-soci-di-una-associazione-e-attivita-commerciale-o-istituzionale.html) con tutte le conseguenze del caso in termini di imposte, IVA ed adempimenti relativi. Cordialità, Stefano Bertoletti

      1. Gentilissimo, grazie di tutte queste utili informazioni! Mi domando da profano cosa facciano tutte quelle associazioni che in realtà come unica ed esclusiva attività hanno quella di organizzare viaggi. Sono una copertura per aggirare la legislazione di agenzia viaggi / tour operator? O che?

        1. Buongiorno. In virtù di quanto espresso dall’art. 148 del TUIR, al comma 4, “la disposizione di cui al comma 3 non si applica per … l’organizzazione di viaggi e soggiorni turistici”: risulta pertanto possibile per un’associazione (qualora le condizioni statutarie lo consentano) organizzare “viaggi” nei confronti degli associati, sempre che questi vengano effettuati in via secondaria e sussidiaria all’attività principale promossa. Ferme restando queste premesse un’associazione che (nella forma e nella sostanza) non rispetta i requisiti alla base degli Enti di tipo associativo NON è un’associazione “vera”, e come tale non è meritevole delle agevolazioni fiscali riservate dal Legislatore (http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html). Va da sé che, in esito ad accertamenti fiscali, eventuali prassi scorrette ed in violazione delle normative di riferimento farebbero perdere all’Ente verificato le agevolazioni fiscali di cui ha ingiustamente beneficiato nell’anno di imposta oggetto di verifica, con conseguente richiesta di versamento delle imposte dovute e delle relative sanzioni (http://www.tuttononprofit.com/2017/02/finte-associazioni-non-profit-e-circoli-di-comodo-evasione-e-contributi-pubblici-chi-piu-ne-ha.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

  10. Buonasera,complimenti per il sito, molto interessante. Vorrei porvi alcuni quesiti.
    Sono il segretario di un Associazione ricreativa-culturale,il nostro statuto, per l’autofinanziamento prevede anche manifestazioni sportive,in merito, volevo chiedere se le entrate delle iscrizioni alle gare sono entrate commerciali.
    Secondo quesito, sul regolamento interno il consiglio direttivo ha deliberato che se un socio non versa la quota associativa per più di 2 anni e volesse rinnovare per l’anno corrente dovrà pagare gli ultimi 2 anni di arretrati,è legale?
    Terzo quesito,sempre in riferimento all’autofinanziamento,l’associazione organizza 2 feste di piazza con somministrazione di bevande e cibo,risultano anche queste entrate commerciali, o possono rientrare come raccolta fondi?
    Grazie per la risposta,Maria

    1. Buongiorno. Il Codice del Terzo Settore all’art. 79 co. 2 stabilsce che “Le attività di interesse generale di cui all’articolo 5, ivi incluse quelle accreditate o contrattualizzate o convenzionate con le amministrazioni pubbliche … l’Unione europea, amministrazioni pubbliche straniere o altri organismi pubblici di diritto internazionale, si considerano di natura non commerciale quando sono svolte a titolo gratuito o dietro versamento di corrispettivi che non superano i costi effettivi, tenuto anche conto degli apporti economici degli enti di cui sopra e salvo eventuali importi di partecipazione alla spesa previsti dall’ordinamento”. Quanto invece al secondo quesito, l’attribuzione della qualifica di socio prevede il rispetto di un rigido iter che, in assenza di pagamento della quota non può ritenersi completato, e pertanto il soggetto non è da ritenersi socio per l’anno in questione (http://www.tuttononprofit.com/2015/11/procedura-di-ammissione-socio-controllate-lo-statuto-della-associazione.html). Infine, relativamente alle raccolte fondi, questo il testo degli art. 7 co. 2 e 79 co. 4 del CTS: “Gli enti del Terzo settore, possono realizzare attività di raccolta fondi anche in forma organizzata e continuativa, anche mediante sollecitazione al pubblico o attraverso la cessione o erogazione di beni o servizi di modico valore, impiegando risorse proprie e di terzi, inclusi volontari e dipendenti, nel rispetto dei principi di verità, trasparenza e correttezza nei rapporti con i sostenitori e il pubblico, in conformità a linee guida adottate …” e “Non concorrono, in ogni caso, alla formazione del reddito degli enti del Terzo settore di cui al comma 5: a) i fondi pervenuti a seguito di raccolte pubbliche effettuate occasionalmente anche mediante offerte di beni di modico valore o di servizi ai sovventori, in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione …”. Cordialità, Stefano Bertoletti

  11. Salve
    La mia associazione (APS) che si occupa di disabilità organizza tra le varie attività, anche dei laboratori alimentari dove si producono: pane, pasta, biscotti, dolci, etc.
    Stavamo valutando la possibilità di organizzare degli eventi (riunioni, cene, meeting etc..) dietro pagamento di una quota, durante i quali offrire gratuitamente questi prodotti ai partecipanti (sia soci che non), mi chiedevo se questa tipologia di eventi possono rientrare nella categoria delle attività istituzionali e quindi non essere considerati né attività commerciali, né raccolte fondi (già ne facciamo 2 all’anno). Infine se gli alimenti offerti gratuitamente ai partecipanti debbano essere consumati obbligatoriamente nella sede associativa, e se c’è qualche regolamento che ne vieta la distribuzione ai non soci, ed eventualmente a quali norme bisogna attenersi. Grazie e un saluto.

    1. Buongiorno. La somministrazione di alimenti e bevande è sempre attività commerciale per un’associazione, se ciò avviene dietro il pagamento di un corrispettivo. NUlla osta in ogni caso alla circostanza che si consumi al di fuori dei locali sociali. Cordialità, Stefano Bertoletti

  12. Buongiorno,
    per “attività istituzionali” che cosa si intende esattamente?
    Nel caso specifico di una ASD che gestisce un Circolo di Tennis (con solo 1 campo) dove possono giocare sia soci (che pagano una quota associativa annuale di € 50, più per finanziare la copertura delle spese che altro) che non soci, con pagamento della quota oraria del campo differenziata (€ 15 per i soci e € 18 per i non soci) che cosa rientra nelle attività istituzionali?
    – solo il pagamento della quota associativa
    – la quota associativa e il pagamento dell’ora da parte dei soci
    – tutto quanto
    Da considerare che dalle quote sociali l’ASD incassa, almeno per il momento, circa 1.500 euro mentre dal noleggio del campo si presume un incasso di 6/7.000 euro (con quota maggiore di incassi da soci).
    Grazie infinite

    1. Buongiorno. Ai sensi dell’art. 148 n. 3 del TUIR “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti”. In altre parole è possibile richiedere ai soci il pagamento di una quota annuale (associativa) e di una quota attività per la partecipazione ad un’attività specifica, coerente con le finalità istituzionali dell’Ente stesso, considerando detto provento istituzionale e detassato. Segnalo in proposito un nostro articolo specifico: http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html. In tema di affitto/noleggio segnalo invece questo nostro approfondimento specifico: http://www.tuttononprofit.com/2016/06/il-noleggio-di-beni-ai-soci-di-una-associazione-e-attivita-commerciale-o-istituzionale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  13. Siamo una associazione culturale non lucrativa che si occupa di tematiche ambientali con CF e PI e vorremmo organizzare un convegno annuale su una delle tematiche di interesse per i soci.
    Possiamo chiedere una quota (fissa) di iscrizione ai soci che parteciperanno per coprire le spese di affitto sala e pausa caffe’?
    Come si contabilizzano le quote di iscrizione?
    Possiamo accettare erogazioni liberali da aziende del settore?
    Grazie

    1. Buongiorno. Ai sensi dell’art. 148 n. 3 del TUIR “Per le associazioni … culturali … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti”. In altre parole è possibile richiedere ai soci il pagamento di una quota per la partecipazione ad un’attività specifica, coerente con le finalità istituzionali dell’Ente stesso, considerando detto provento istituzionale e detassato. Segnalo in proposito un nostro articolo specifico: http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html. Potranno altresì essere accettazte erogazioni liberali Cordialità, Stefano Bertoletti

  14. Buonasera, vorrei avere delle info sull’ associazione che devo andare a costituire.Facciamo eventi come organizzare il carnevale ed estate in villa, il tutto gratuitamente verso l’intera collettività.
    Non avendo entrate istituzionali, ma penso tante sponsorizzazioni e contributi, mica si perde il requisito del non profit avendo solo entrate commerciali? Che rischio ci può essere?
    Aspetto una vostra risposta
    Buona serata

    1. Buongiorno. Questo il testo dell’art 149 del TUIR, rubricato “Perdita della qualifica di ente non commerciale”:
      “1. Indipendentemente dalle previsioni statutarie, l’ente perde la qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente attivita’ commerciale per un intero periodo d’imposta.
      2. Ai fini della qualificazione commerciale dell’ente si tiene conto anche dei seguenti parametri:
      a) prevalenza delle immobilizzazioni relative all’attivita’ commerciale, al netto degli ammortamenti, rispetto alle restanti attivita’;
      b) prevalenza dei ricavi derivanti da attivita’ commerciali rispetto al valore normale delle cessioni o prestazioni afferenti le attivita’ istituzionali;
      c) prevalenza dei redditi derivanti da attivita’ commerciali rispetto alle entrate istituzionali, intendendo per queste ultime i contributi, le sovvenzioni, le liberalita’ e le quote associative;
      d) prevalenza delle componenti negative inerenti all’attivita’ commerciale rispetto alle restanti spese.
      3. Il mutamento di qualifica opera a partire dal periodo d’imposta in cui vengono meno le condizioni che legittimano le agevolazioni e comporta l’obbligo di comprendere tutti i beni facenti parte del patrimonio dell’ente nell’inventario di cui all’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. L’iscrizione nell’inventario deve essere effettuata entro sessanta giorni dall’inizio del periodo di imposta in cui ha effetto il mutamento di qualifica secondo i criteri di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1974, n. 689.
      4. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano agli enti ecclesiastici riconosciuti come persone giuridiche agli effetti civili ed alle associazioni sportive dilettantistiche”.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  15. Salve, noi siamo una associazione di teatro amatoriale
    vogliamo fare uno spettacolo per i soci che conti come quota attività
    1) come contabilizziamo le tessere?
    2) come possiamo in pratica dimostrare che è una quota attività e non un ingresso?

    1. Buongiorno. Questo un estratto dell’art. 148 del TUIR: “Per le associazioni … culturali … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti …”. E’ pertanto possibile riservare la partecipazione a talune attività ai soli soci del sodalizio, richiedendo il pagamento di un corrispettivo da considerarsi istituzionale in linea con le agevolazioni fiscali riservate alle associazioni (questo il nostro articolo specifico sul tema: http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html). Cordialità, Stefano Bertoletti

  16. Buongiorno, sono socio di un’azienda. Una associazione che organizza un festival mi ha chiesto una sponsorizzazione e ho accettato. Mi chiedono se posso pagare direttamente il gruppo musicale e l’eccedenza di esser fatturato dall’associazione per attività di affissione dei manifesti. Si può fare così o è assolutamente necessario far fatturare tutto dall’associazione e lasciar loro pagare il gruppo? Grazie

    1. Buongiorno. E’ possibile procedere sia ad un pagamento diretto da parte dell’azienda che ad una sponsorizzazione in forza della quale l’associazione potrà far fornte alle spese ad essa intestate. Il suggerimento è dunque quello di predisporre un contratto ad hoc fra l’azienda e l’ente non profit che intendete sponsorizzare. Cordialità, Stefano Bertoletti

  17. Buongiorno,
    mi è chiara la distinzione tra attività commerciali e istituzionali, non mi è chiaro invece come viene calcolata la prevalenza dell’attività istituzionale su quella commerciale per restare correttamente nel regime delle associazioni culturali (e non finire nella libera impresa).
    Potete aiutarmi? Grazie

    1. Buongiorno. Questo il dettato dell’art. 149 TUIR sul punto:
      “1. Indipendentemente dalle previsioni statutarie, l’ente perde la qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente attivita’ commerciale per un intero periodo d’imposta.
      2. Ai fini della qualificazione commerciale dell’ente si tiene conto anche dei seguenti parametri:
      a) prevalenza delle immobilizzazioni relative all’attivita’ commerciale, al netto degli ammortamenti, rispetto alle restanti attivita’;
      b) prevalenza dei ricavi derivanti da attivita’ commerciali rispetto al valore normale delle cessioni o prestazioni afferenti le attivita’ istituzionali;
      c) prevalenza dei redditi derivanti da attivita’ commerciali rispetto alle entrate istituzionali, intendendo per queste ultime i contributi, le sovvenzioni, le liberalita’ e le quote associative;
      d) prevalenza delle componenti negative inerenti all’attivita’ commerciale rispetto alle restanti spese.
      3. Il mutamento di qualifica opera a partire dal periodo d’imposta in cui vengono meno le condizioni che legittimano le agevolazioni e comporta l’obbligo di comprendere tutti i beni facenti parte del patrimonio dell’ente nell’inventario di cui all’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. L’iscrizione nell’inventario deve essere effettuata entro sessanta giorni dall’inizio del periodo di imposta in cui ha effetto il mutamento di qualifica secondo i criteri di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1974, n. 689”.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  18. Ciao, una piccola associazione di datori di lavoro per colf e badanti con attività di gestione paghe per i collaboratori
    Riceve una quota fissa per L iscrizione è una quota per la gestione annuale come previsto.
    È dotata solo di c.f. In quanto tutto rientra nell attività istituzionale.
    È corretto?
    Grazie

    1. Buongiorno. Premessa la necessità di individuare un fine ideale alla base delle attività promosse da un Ente senza finalità di lucro (http://www.tuttononprofit.com/2016/03/perche-costiuire-associazione-cosa-comporta-come-deve-essere-gestita.html), segnalo un nostro approfondimento specifico che individua le agevolazioni fiscali proprie delle associazioni (tra le quali le ragioni in forza delle quali un corrispettivo versato da un socio possa ritenersi “neutro” ai fini fiscali): http://www.tuttononprofit.com/2017/02/quali-sono-le-agevolazioni-fiscali-di-un-ente-non-profit-associazione-societa-sportiva-dilettantistica.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  19. Buongiorno,
    la nostra associazione (una ASD operante in campo calcistico) ha affittato, con regolare contratto, un’azienda commerciale che, a sua volta, gestiva un campo da calcetto. Questo campo viene da noi adesso affittato ad ore principalmente a persone che sono iscritte alla nostra ASD (può capitare che non tutti gli appartenenti ad una squadra siano associati). Premesso che da previsione statutaria i soci non corrispondono alcuna quota sociale è lecito ritenere il corrispettivo corrisposto dal socio per l’affitto orario del campo un corrispettivo istituzionale oppure la mera attività di “affitto del campo” produce corrispettivi commerciali.
    La ringrazio per la risposta che vorrà darmi
    Aurora

    1. Buongiorno. Premesso che non comprendo come un Ente Non Profit (non commerciale) possa affittare un’azienda commerciale (come è possibile per un Ente senza finalità di lucro “affittare” un Ente il cui scopo è quello di produrre denari?), segnalo relativamente al Suo quesito un nostro specifico articolo di approfondimento: http://www.tuttononprofit.com/2016/06/il-noleggio-di-beni-ai-soci-di-una-associazione-e-attivita-commerciale-o-istituzionale.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

  20. buongiorno
    faccio parte di un a.s.d. sportiva nel settore di atletica e mini volley . avrei bisogno di sapere se nella quota di iscrizione per la frequenza di un centro estivo diurno settimanale, che organizziamo per bambini delle elementari, dobbiamo calcolare anche l’iva del 22%. grazie.
    ciao anna

    1. Buongiorno. Questa la previsione dell’art. 148 del TUIR n. 3: “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti …”. In altre parole i corrispettivi versati da soci (tecnicamente divenuti tali attraverso il corretto iter di iscrizione) per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell’Ente stesso sono da considerarsi istituzionali, e come tali non soggetti ad imposte né ad IVA. Qui http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html può consultare un nostro specifico articolo di approfondimento sul tema. Cordialità, Stefano Bertoletti

  21. Salve, faccio parte di libera associazione studentesca no profit che promuove l’agroalimentare in tutte le sue forme.
    Stiamo organizzando un evento di Birra Artigianale (dato anche dal fatto della nascita di un corso universitario dedicato).
    Per l’evento abbiamo ordinato dei bicchieri serigrafati con il logo dell’evento.
    La vendita di birre sarà gestita tramite gettone (1 euro = 1 gettone).
    Per quanto riguarda la parte amministrativa dei gettoni ci siamo appoggiati ad uno standista che mette a disposizione la sua cassa e la sua partita iva.
    Per quanto riguarda invece il bicchiere siamo ancora indecisi: o affidarci ancora a lui ( ci chiederebbe 35% del prezzo prestabilito su ogni bicchiere) oppure chiedere un offerta libera.
    Nel caso di offerta libera sappiamo che non possiamo mettere un prezzo minimo ma va a discrezione dell’acquirente, giusto?

    Cordialmente
    Marco
    Comitato Locale IAAS Perugia

    1. Buongiorno. Se intendete effettuare la vendita di birre/bicchieri (fatto salvo a monte il necessario rispetto dei requisiti igienico-sanitari per poter organizzare questo evento) detta attività risulta rilevante ai fini commerciali: occorre che l’Ente sia titolare di partita IVA e versi le imposte alle scadenze e secondo le aliquote del regime fiscale di riferimento (http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html). Se invece non stabilite un prezzo di vendita, lasciando la possibilità di una “offerta libera”, questa può essere ritenuta un provento istituzionale (non rappresentando una controprestazione indispensabile), ma ovviamente non è possibile richiedere “un minimo”. Cordialità, Stefano Bertoletti

  22. Buonasera.
    Sono il Presidente di un Coro iscritto come APS.
    Avremmo deciso di incidere un CD che raccoglie vari brani del ns. repertorio.
    Come si usa solitamente alla fine dei concerti ci proponiamo al pubblico per la “vendita” di CD.
    Direi ns. unico sostentamento dopo la quota associativa e vari autofinanziamenti!
    E’ da considerarsi un’attività commerciale o può rientrare come attività istituzionale che prevede la divulgazione dei canti popolari?
    Un grazie per la Vs. Gentile risposta!

    1. Buongiorno. L’art. 148 del TUIR, rubricato “Enti di tipo associativo”, al comma 3 elenca le ipotesi di decommercializzazione dei corrispettivi, ovverosia i casi in cui i proventi incassati possono essere con ragione considerati istituzionali. Al comma 4, quindi, precisa che “La disposizione del comma 3 non si applica per le cessioni di beni nuovi prodotti per la vendita …”, fattispecie che rappresenta proprio il caso da Lei evidenziato. Cordialità, Stefano Bertoletti

  23. Buongiorno! Faccio parte di un'associazione culturale non profit dotata di p.iva. Le entrate commerciali non devono mai essere superiori a quelle istituzionali nel corso dell'anno: ma nel conteggiare l'entrata commerciale devo considerare anche l'iva o no? Inoltre, i prestiti infruttiferi che i soci fanno all'associazione devono essere conteggiati in qualche modo in questo calcolo o devono essere inseriti nel rendiconto annuale? Se sì, sotto quale voce? Grazie mille, e complimenti per il sito!
    Tiziana

    1. Buongiorno. E' ragionevole ipotizzare che il conteggio vada effettuato sull’imponibile che rappresenta il corrispettivo dell’attività esercitata. Ciò premesso occorre senza dubbio alcuno che i prestiti infruttiferi vadano inseriti in contabilità, con una voce ad hoc. Cordialità, Stefano Bertoletti

  24. Buongiorno,
    ho un quesito.
    E'possibile utilizzare le entrate ricevute per i pagamenti di corsi effettuati a soci (tesserati) dell'associazione per coprire le spese di una scuola di formazione frequentata da uno dei due soci fondatori dell'associazione? l'attività dell'associazione (entrate) e il corso di formazione (uscite) avrebbero uguale natura, ovvero promozione del benessere della persona.

    grazie mille,
    Andrea

    1. Buongiorno. E' possibile che un'associazione paghi/rimborsi i costi sostenuti da un proprio istruttore/collaboratore per la partecipazione a corsi di formazione coerenti con le finalità per cui l'associaizone stessa è stata costituita ed opera. Cordialità, Stefano Bertoletti

  25. Stefano, scusami ma francamente non c'ho capito nulla. Alla mia associazione no profit daranno in gestione lo stadio un'occasione se questa manifestazione. In questa gestione sono compresi: gestione pubblicità, manutenzione ordinaria campi da gioco, pulizia, sicurezza, parcheggio e bar. Come devo organizzare la gestione del bar? Posso farla io e in che modo? Sicurezza e parcheggio li darò in affidamento ad un'altra società che si farà carico delle entrate e delle uscite. Per la pubblicità dovrò aprire partita iva ed emettere regolare fattura e fare un contrattino ad ogni accordo? Dovrò aprire un c/c per il deposito delle somme?

    1. Buongiorno.
      BAR: è possibile che l'ente si occupi direttamente della somministrazione di alimenti e bevande se titolare di partita IVA e dopo aver richiesto espressa licenza specifica in Comune. In alternativa è possibile, se il contratto tra le parti lo consente, affidare la gestione ad un soggetto terzo.
      PUBBLICITA': occorre che l'ente sia tiolare di partita IVA e disciplini ogni rapporto con ciascun soggetto.
      C/C: l'ente dovrebbe già ad oggi essere titolare di conto corrente ad esso intestato.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  26. Salve sono presidente di una asd con codice fiscale e partita iva.la nostra mission è promuovere la disciplina del laser tag, sarebbe laser game all'aperto.noi disponiamo di attrezzatura da dare a noleggio ai soci per fargli praticare questo sport.nonostante questo penso di esser stato male informato e ho aperto comunque partita iva.la attività di noleggio attrezzatura ai soci è attività commerciale?visto che a sto punto ho la partita iva posso fare anche noleggio ai non soci?i proventi della società da quanto ho capito devono comunque essere per la maggiorparte dai soci e quindi senza legge 398.Attualmente non ho un commercialista e non ho idea di quali siano a questo punto gli adempimenti avendo anche la piva.Grazie per il tempo che vorrà dedicarmi

    1. Buongiorno Alessandro.
      Questo il testo dell'art. 148 del TUIR: "1. Non è considerata commerciale l'attività svolta nei confronti degli associati o partecipanti, in conformità alle finalità istituzionali, dalle associazioni, dai consorzi e dagli altri enti non commerciali di tipo associativo. Le somme versate dagli associati o partecipanti a titolo di quote o contributi associativi non concorrono a formare il reddito complessivo.
      2. Si considerano tuttavia effettuate nell'esercizio di attività commerciali, salvo il disposto del secondo periodo del comma 1 dell'articolo 143, le cessioni di beni e le prestazioni di servizi agli associati o partecipanti verso pagamento di corrispettivi specifici, compresi i contributi e le quote supplementari determinati in funzione delle maggiori o diverse prestazioni alle quali danno diritto. Detti corrispettivi concorrono alla formazione del reddito complessivo come componenti del reddito di impresa o come redditi diversi secondo che le relative operazioni abbiano carattere di abitualità o di occasionalità.
      3. Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonché le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati.
      4. La disposizione del comma 3 non si applica per le cessioni di beni nuovi prodotti per la vendita, per le somministrazioni di pasti, per le erogazioni di acqua, gas, energia elettrica e vapore, per le prestazioni alberghiere, di alloggio, di trasporto e di deposito e per le prestazioni di servizi portuali e aeroportuali né per le prestazioni effettuate nell'esercizio delle seguenti attività:
      a) gestione di spacci aziendali e di mense;
      b) organizzazione di viaggi e soggiorni turistici;
      c) gestione di fiere ed esposizioni a carattere commerciale;
      d) pubblicità commerciale;
      e) telecomunicazioni e radiodiffusioni circolari".
      Ciò significa che il "noleggio" in quanto tale si deve configurare necessariamente quale attività commerciale, per l'esercizio del quale occorre che l'Ente sia titolare di partita IVA. Discorso diverso invece per i corrispettivi versati per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell'Ente organizzate e promosse dall'Ente stesso.
      in tema di adempimenti, in conclusione, segnalo nostro specifico articolo di approfondimento sul tema: http://www.tuttononprofit.com/2013/10/quali-sono-gli-adempimenti-di-una.html. Cordialità, Stefano Bertoletti

    2. Ciao Stefano innanzitutto grazie per la celerità e la completezza della tua risposta.A questo punto ero stato informato bene e ho fatto bene ad aprire partita iva.Guardero con attenzione l'articolo da te citato.Grazie ancora

  27. Perfetto, un'ultima cosa: in termini pratici cosa intende che si potranno gestire a seconda delle previsioni del regime di riferimento? Mi scusi ma sono nuovo in questo campo e non ci capisco proprio nulla. Grazie mille

    1. Intendo che se l'associazione opterà per il regime 398/91 sarà tenuti al rispetto di taluni adempimenti mentre sarà esonerato da altri, se invece opterà per il regime ordinario gli oneri saranno altri. Cordialità, Stefano Bertoletti

  28. Salve, sono il presidente di un'associazione no profit senza p.i.. Sto organizzando un evento calcistico molto importante e vorrei proporre al comune l'affidamento della pulizia e della sicurezza dello stadio in cambio delle sponsorizzazioni e pubblicità, della gestione del bar e dei parcheggi. Posso farlo? Come devo gestire la situazione con le aziende che pagano per la pubblicità? Come devo documentare gli introiti del bar e dei parcheggi? Posso a mia volta affidare ad un'agenzia di sicurezza il servizio di parcheggio e di vigilanza durante le partite e se è sì, come devo gestire la cosa (fare un contratto di subappalto dove specifico i servizi che si intendono subappaltare e le percentuali di ripartizione dei ricavi)? Ma soprattutto come devo utilizzare i proventi da queste attività? Grazie mille per la vostra attenzione e per mettere a nostra disposizione la vostra evidente professionalità e competenza.

    1. Buongiorno Antonio. Se intende porre in essere attività di natura commerciale (quale ad esempio la raccolta di pubblicità/sponsorizzazioni e la gestione di attività di somministrazione di alimenti e bevande, oltre che ovviamente la gestione dei proventi derivanti dai parcheggi) occorrerà necessariamente che l'Ente si doti di partita IVA e provveda al versamento di IVA ed imposte alle scadenze e secondo gli importi previsti dal regime fiscale opzionato (mi permetto in proposito di segnalare un nostro specifico articolo di approfonodimento sul tema: http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html). Ovviamente quindi, nei limiti del contratto di affidamento tra l'associazione ed il Comune, andranno individate le mansioni di ciscauna parte, così da poter definire a monte come gestire i servizi di pulizia e sicurezza connessi all'evento. Per quantro riguarda infine i proventi incassati, fermo il divieto di distribuzione di utili che deve necessariamente connotare l'Ente (qui un nostro articolo specifico: http://www.tuttononprofit.com/2013/07/cosa-significa-divieto-di-distribuzione.html), sarà possibile che questi vengano re-investiti nell'associazione stessa per agevolare il perseguimento delle finatà sociali dell'Ente. Cordialità, Stefano Bertoletti

    2. Sicuramente aprirò la partita iva. Quindi al pagamento della quota pubblicitaria dovrò mettere fattura giusto? E per la gestione del bar ovviamente non ho un registratore di cassa, dovrò emettere anche in questo caso una fattura per ogni gelato venduto o c'è la possibilità di annotare su qualche registro ed evitare di battere scontrino ed emettere fattura? Praticamente il comune vuole affidare alla mia associazione tutte le mansioni che ho citato. Visto che sono molte cose da gestire ho pensato che io possa aver bisogno di una mano quindi sarà una mia scelta successiva di appoggiarsi ad altre ditte esterne all'accordo originale. Il mio dubbio è se come Associazioni posso affidare questi servizi a soggetti terzi all'accordo.

    3. Buongiorno. Occorre che nel contratto di affidmaneto vengano individuati i compiti attribuiti a ciascuna delle due parti: dopodichè chiaramente un'associazione non potrà in prima persona occuparsi, ad esmepio, di servizi di sicurezza, motivo per cui sarà legittimata, sempre alla luce del contratto, ad affidare a terzi al gestione di questi profili. Le attività commerciali potranno essere gestite a seconda delle previsioni del regime di riferimento, con consegunete esonero dall'obbligo di rilascio di scontrino/ricevuta se in 398/91. Cordialità, Stefano Bertoletti

  29. Buongiorno Federica. Se lo spettacolo è a titolo gratuito (nel senso che nessuno dei partecipanti/spettatori paga alcunchè) come è possibile qualificarla come attività economicamente rilevante (nel senso di "fonte di reddito")? A disposizione. Cordialità, Stefano Bertoletti

  30. Buongiorno abbiamo appena costituito un'associazione culturale. L'attività principale è la gestione della stagione teatrale. Abbiamo sia codice fiscale che partita I.V.A.
    La parte commerciale deve essere inferiore a quella istituzionale.Se organizziamo spettacoli con offerta libera, possiamo considerarli istituzionali e se affermativo, in che modo li possiamo giustificare?

    Grazie, Paolo

    Ferrara, 9 marzo 2016

    1. Buona sera. Se trattasi relamente di contributi liberali/donazioni riterrei che nulla osti (anche se a mio avviso potrebbe essere contestabile), ma non "offerta libera a partire da …" (che si configurerebbe nei fatti quale vero e proprio corrispettivo). Se si stabilisce invece un corrispettivo per la partecipazione alla rassegna teatrale questo rappresenterebbe ovviamente un incasso commerciale per l'associazione. Cordailità, Stefano Bertoletti

  31. Buongiorn sig.Bertoletti,
    ho da poco fondato un'associazione culturale senza Partita Iva con la finalità di promozione teatrale. Se l'associazione e i suoi soci dovessero esibirsi in un teatro e ricevere un compenso per l'esibizione da un'altra associazione che gestisce tale teatro, è da ritenersi attività commerciale? Il compenso andrebbe poi utilizzato come rimborso spese per i soci. Grazie!!

  32. Salve, faccio parte del consiglio direttivo du una APS – settore culturale/musicale. Abbiamo p.iva. vorremmo produrre alcuni cd, 2-3 l'anno da commercializzare (entrate commerciali). Se cediamo un tot di cd (es. 50) a un nostro associato, utili per la presentazione/lancio/presentazione dell'associazione, l'eventuale ricavato degli stessi che l'associato ritornerà indietro all'associazione, trattendndo il suo compenso come da contratto, rientrano tra le attività commerciali o istituzionali?

    1. Salve, la ringrazio per la cortese risposta. Nel link da lei postato leggo altresì che "non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale […] il nostro caso rientrerebbe in questa formula, quindi a mio parere (spero di non sbagliarmi) dovrebbero essere considerate entrate istituzionali e non commerciali, dal momento che tra gli scopi statutari figura la produzione e diffusione musicale/culturale anche attraverso dispositivi quali CD. È corretto?

    2. Buongiorno. La cessione di beni nuovi prodotti per la vendita (come i CD …) non rientra tra le ipotesi di decommercializzazione dei corrispettivi incassati, trattandosi pertanto di attività commerciale. Cordialità, Stefano Bertoletti

    3. buonasera e ancora grazie. Sì, su questo ci siamo, ma se i CD vengono ceduti gratuitamente al musicista/socio e questi successivamente, in base alla loro vendita, ci corrisponderà un contributo derivante dalla stessa, si tratta ugualmente di entrate commerciali? Mi scuso per la domanda, ma vorrei capirci un po' di più, anche per evitare di commettere errori (ed il vostro sito è stato per noi un vero e proprio punto di riferimento). Grazie

    4. Buongiorno. Premesso che è poco credibile che i CD vengano ceduti gratuitamente, un "contributo" tecnicamente definito si configura attività istituzionale poichè non è legato ad alcuna controprestazione effettuata dall'Ente. Cordialità, Stefano Bertoletti

  33. Buongiorno sono il Presidente di un associazione a carattere culturale e sportivo dilettantistico che si occupa di autovetture d'epoca e abbiamo solo il Copdice Fiscale. Come principali scopi statuari abbiamo la promozione e la passione per tali autovetture, l'aggregazione di appassionati al fine di condivdere tale passione ecc. Ogni anno organizziamo un paio di eventi/raduni con possibilità di pranzo, cene, pernotti cioè servizi resi alle persone "SOCI" e " NON SOCI" per far si che vengano e stare un week end insieme; ovvimente si stabiliscono delle quote di partecipazione in base al servizio che ognuno di loro sceglie (che sono poi lespese sostenute dal club per pagare tali servizi). Chiedo sequesta potrebbe risultare come attività commerciale o attività istituzionale? se resa solo ai soci il dscorso cambia?

    La rigrazio anticipatamente e le auguro una buona giornata.

    1. Buongiorno. Questo il testo dell'art. 148 n. 3 del TUIR relativo agli Enti di tipo associativo: "Per le associazioni … culturali, sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali …". Ciò significa che i corrispettivi resi dai soci (tecnicamente definiti) per la partecipazione ad attività coerenti con le finalità istituzionali dell'Ente sono da considerarsi proventi istituzionali non costituenti reddito imponibile; gli altri (corrispettivi provenienti da non soci o per attività non istituzionali) rientrano invece nei corrispettivi commerciali. Cordialità, Stefano Bertoletti

  34. Buongiorno, assieme ad alcune persone da alcuni anni partecipiamo ad eventi culturali (spettacoli teatrali, concerti, ecc organizzati da enti pubblici e non) finalizzati alla promozione e conoscenza della lingua dei segni. Ovviamente sia per la preparazione degli spettacoli, sia per la partecipazione agli eventi, stiamo sostenendo costi di trasferta (non tutti abitano vicino e spesso gli eventi sono organizzati in città lontane) e di vitto.
    Alcune volte riusciamo a farci rimborsare le spese dagli organizzatori, ma molto spesso ci viene detto che per ottenere un rimborso o simili dovremmo costituirci in associazione e quindi dobbiamo rinunciare a molti eventi per motivi di costo.
    Mi chiedevo quindi se, una volta costituita l’associazione e preso il codice fiscale, il “contributo” che eventualmente otterremmo dagli enti organizzatori possa essere considerato quale attività istituzionale quindi esente da tassazione ed incombenze fiscali. In caso quale deve essere la corretta dizione nella ricevuta che faremmo come associazione dato che ogni volta concorderemo un importo congruo all’impegno e alle spese sostenute (poi da rimborsare a piè di lista agli associati)?
    Anche organizzando direttamente uno spettacolo e facendo pagare il biglietto a tutti i partecipanti soci e non soci si tratterebbe di attività istituzionale?
    E fare lezioni di lingua dei segni ad interessati (preventivamente ammessi come soci)?
    Grazie in anticipo!

    1. Buongiorno. In tema di ricevute segnalo un nostro articolo specifico: http://www.tuttononprofit.com/2015/07/ricevute-emesse-dalle-associazioni-10-cose-da-ricordare.html. Per quanto riguarda invece l'altro quesito, se l'associazione eserciterà una prestazione di servizi nei confronti di terzi occorrerà che l'Ente emetta fattura, e che sull'importo incassato versi le imposte alle scadenze e secondo il regime di riferimento (http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html). Discorso diverso per i rimborsi spesa analitici a piè di lista, che potranno essere applicati anche al caso di specie. Cordialità, Stefano Bertoletti

  35. Buonasera sono il presidente di una ApS, regolarmente registrata, che ha come scopo statutario quello di approvvigionare una mensa scolastica comunale dove mangiano i figli degli associati. Viene versata una quota mensile e con tali quote si pagano i fornitori che portano direttamente in mensa dove le cuoche (dipendenti comunali) cucinano e distribuiscono. Noi non mettiamo piede in mensa. Abbiamo codice fiscale ma qualche commercialista ci dice che dovremmo aprire partita iva e considerare attività commerciale con le conseguenze del caso. Cosa ne pensa? Grazie.

    1. Buona sera. E' da ritenersi commerciale, e pertanto per il suo esercizio occorre che l'Ente sia titolare di partita IVA, l'attività di somministrazione di alimenti e bevande esercitata direttamente dal soggetto, circostanza che non mi pare rispondente alla realtà dei fatti evidenziata nella Sua richiesta. Cordialità, Stefano Bertoletti

  36. Buongiorno. Un' Associazione culturale che gestisce un Blog tematico sulle notizie cittadine ha come entrate (a parte le quote sociali irrisorie) solo incassi da pubblicità cui segue esposizione sul Blog stesso della pubblicità. In pratica incassa ricavi da pubblicità per il finanziamento dell'attività istituzionale (fitto locale, PC, luce ecc.). Così facendo perde la qualifica di ente non commerciale avendo come incassi prevalentemente quelli da pubblicità anche se andranno a coprire costi istituzionali?
    In attesa, cordiali saluti
    Gianbattista Sanseverino

    1. Buongiorno.
      Questa la previsione dell’art. 149 del TUIR (rubricato proprio “perdita della qualifica di ente non commerciale”) in merito alla Vostra richiesta di chiarimento:
      1. Indipendentemente dalle previsioni statutarie, l'ente perde la qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente attivita' commerciale per un intero periodo d'imposta.
      2. Ai fini della qualificazione commerciale dell'ente si tiene conto anche dei seguenti parametri:
      a) prevalenza delle immobilizzazioni relative all'attivita' commerciale, al netto degli ammortamenti, rispetto alle restanti attivita';
      b) prevalenza dei ricavi derivanti da attivita' commerciali rispetto al valore normale delle cessioni o prestazioni afferenti le attivita' istituzionali;
      c) prevalenza dei redditi derivanti da attivita' commerciali rispetto alle entrate istituzionali, intendendo per queste ultime i contributi, le sovvenzioni, le liberalita' e le quote associative;
      d) prevalenza delle componenti negative inerenti all'attivita' commerciale rispetto alle restanti spese.
      3. Il mutamento di qualifica opera a partire dal periodo d'imposta in cui vengono meno le condizioni che legittimano le agevolazioni e comporta l'obbligo di comprendere tutti i beni facenti parte del patrimonio dell'ente nell'inventario di cui all'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. L'iscrizione nell'inventario deve essere effettuata entro sessanta giorni dall'inizio del periodo di imposta in cui ha effetto il mutamento di qualifica secondo i criteri di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1974, n. 689.
      4. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano agli enti ecclesiastici riconosciuti come persone giuridiche agli effetti civili ed alle associazioni sportive dilettantistiche.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  37. Buongiorno Stefano Bertoletti,
    per favore avrei alcune domande da farli riguardante la vendita di un bene mobile, ma prima le spiego la storia.
    Il vicepresidente (cioè io) della nostra associazione ha acquistato a sue spese una stufa a pellet di seconda mano comprata su ebay e pagata con bonifico bancario al proprietario.
    OGGETTO DEL BONIFICO: acquisto stufa a pellet per l'associazione ………….
    A tale acquisto il Consiglio Direttivo ha provveduto a fare un verbale dove la stufa sarebbe stata ripagata (a rate) al vicepresidente in base alla disponibilità economica dell'associazione stessa insieme ad altre spese che lui aveva sostenuto. La nostra associazione non possiede partita iva, ma solo il codice fiscale. Quindi non fa attività commerciale.
    Ora la stufa non ci serve più e il Consiglio Direttivo avrebbe deciso di venderla. Le domande sono:
    1. L'attuale compratore a chi deve fare il bonifico?
    2. All'Associazione o al Vicepresidente?
    3. Il dubbio ci è sorto perché l'associazione non avendo Partita Iva, effettuando questa vendita della stufa ad un'altra persona (che tra l'altro non è socio), non compie attività commerciale?
    3. E' giusto questo nostro pensiero?
    4. Dal Primo Verbale dove viene conteggiata tutta la lista delle spese sostenute, se il bonifico viene fatto al vicepresidente, bisogna fare un altro verbale dove viene specificato che dall'importo totale del prestito infruttifero che l'associazione deve restituire al Vicepresidente, viene decurtato l'importo della stufa?
    Grazie infinite.

    1. Buongiorno. Rispondo per punti:
      1 – se il vicepresidente ha aquistato un bene in nome e per conto dell'associazione, ottenendo da questa il rimborso delle spese anticipate, il compratore dovrà bonificare per l'acquisto del bene il proprietario dello stesso (che è l'associazione);
      2 – il proprietario del bene è l'associazione, non il vicepresidente;
      3 – il dubbio è corretto, e chiramente la vendita del bene si configurerebbe quale esercizio di attività commerciali da parte dell'Ente stesso (salvo quanto disposto dall'art. art. 67 punto 1 lett (i) del D.P.R. 917/86), ma ciò non toglie che il bene sia dell'associazione;
      4 – come precisato il bene è dell'associazione.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  38. Buongiorno e complimenti vivissimi per il sito e le risposte sempre puntuali che fornisce.
    Faccio parte di una associazione sportiva dilettantistica con cf e p.iva. abbiamo intenzione di organizzare una serata enogastronomica per la raccolta di fondi. Si pensava di vendere dei biglietti per la partecipazione alla serata(sarà aperta a tutti).Come dobbiamo comportarci per la vendita? Se vendiamo 100 biglietti a 10€ l'uno questi soldi possono essere versati nel conto bancario della associazione? Quali altri aspetti dobbiamo considerare per essere in regola anche dal punto di vista fiscale? è sufficiente utilizzare semplici biglietti numerati con il timbro della nostra associazione?

  39. Si come oggetto abbiamo proprio la promozione della musica. Quindi anche i corsi di strumento, strutturati quasi come una vera e propria scuola di musica, sono attività istituzionali?

    1. Buongiorno. Segue estratto dell'art. 148 sul punto: " Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona non si considerano commerciali le attivita' svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono la medesima attivita' e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonche' le cessioni anche a terzi di proprie pubblicazioni cedute prevalentemente agli associati". Cordialità, Stefano Bertoletti

  40. Buongiorno,
    la nostra Associazione musicale svolge le seguenti attività.
    1) Una manifestazione all' anno di 4 giorni, dove ogni sera si esibiscono vari gruppi musicali. Durante la manifestazione viene effettuata una raccolta fondi tramite la vendita di bevande, panini, patatine fritte ecc.
    2) Corsi di tutti gli strumenti verso i propri soci. Tali corsi sono svolti da professionisti che vengono retribuiti a norma di legge. Ogni socio versa un contributo mensile per i corsi. I corsi si svolgono per 8 mesi l' anno.
    3) All' interno dell' Associazione si è costituito un complesso bandistico. A tale banda, ogni volta che viene chiamata a esibirsi, viene riconosciuto un contributo volontario (da comuni, comitati e altre associazioni)
    4) Nell' arco dell' anno organizziamo almeno due concerti nel nostro paese a titolo gratuito, a spese nostre.
    Sono tutte attività istituzionli? Grazie

    1. Buongiorno.
      Nei termini da Lei indicati appaiono tutte attività istituzionali per l'Ente (che mi immagino abbia oggetto sociale coerente con la promozione della musica). Cordialità, Stefano Bertoletti

  41. Buonasera,
    vorrei chiedervi se un'associazione culturale educativa può svolgere corsi (per esempio di lingue straniere) all'interno di un'azienda e,nel caso, come fare.
    Grazie, Diego

    1. Buon giorno Diego. Premessa la necessaria idoneità del locale ad accogliere i partecipanti al corso, occorrerà definire le modalità di accesso allo stesso: se rivolto ai soci e coerente con gli scopi istituzionali dell'Associazione i relativi corrispettivi potranno essere considerati istituzionali, diversamente detti incassi saranno da considerarsi commerciale, versando quindi su di essi imposte ed IVA nelle misure ed alla scadenze previste dalla legge e dal regime fiscale di riferimento. Cordialità, Stefano Bertoletti

  42. Buon giorno
    Sono il presidente di un'associazione culturale che organizza eventi (culturali).
    Associazione con anche Piva.
    Vi contatto perché vorremmo gestire l'ingresso ad un nostro evento con offerta libera ma vorremmo anche omaggiare i visitatori di una shopper in tessuto. Il rischio è, se non mettiamo un minimo all'offerta libera, di non coprire o coprire solo in parte il costo della shopper.
    Il responsabile di un centro della regione Veneto per il sostegno alle associazioni ci confermava la possibilità di porre un minimo all'offerta equiparato al valore del bene omaggiato ma non abbiamo trovato riscontro alla siae locale.
    quindi sono a chiederle conferma sulla possibilità o meno di mettere un minimo ad una offerta libera a fronte della cessione di un bene?
    L'offerta libera può anche essere zero?
    se non fosse possibile porre un minimo le chiedo se sarebbe preferibile dal punto di vista fiscale far pagare un biglietto siae e omaggiare la shopper o vendere la shopper e far entrare all'evento solo i possessori di tale shopper?
    differenza sottile ma credo pertinente.
    questo perché molte associazioni fanno raccolta fondi vendendo beni (ex piante). in questo caso come vengono contabilizzati tali entrate.
    ringraziando anticipatamente mi congratulo per il sito.
    roberto

    1. Buongiorno Roberto. Richiedere un minimo per un'offerta non la rende più nei fatti davvero "libera". Si tratterebbe di un corrispettivo, soggetto ad iva ed imposte nell'ipotesi di cessione di bene nuovo o di attività svolta nei confronti di un non socio. E' possibile gestire il tutto come attività commerciale, oppure come raccolta fondi riccorendone i presupposti (questo il link di una guida specifica sul tema: http://www.tuttononprofit.com/2013/11/focus-su-raccolte-fondi-tombole.html, le suggerisco di copiare/incollare il link sul browser dal quale sta navigando). Cordialità, Stefano Bertoletti

  43. Buongiorno, sono il Presidente di un'associazione culturale senza scopo di lucro (senza PI) che organizza attività per bambini e adulti. Di recente alcuni soci mi hanno chiesto di poter utilizzare i locali dell'associazione per organizzare feste di compleanno. L'associazione metterebbe a disposizioni i locali e relativi giochi ed eventualmente un educatore per l'animazione, mentre cibi e bevande verrebbero portati autonomamente dai soci stessi. Il locale non è di nostra proprietà ma i proprietari non hanno nulla in contrario a questo tipo di attività. Mi sono posto il problema se è da considerarsi attività commerciale e se sono necessarie autorizzazioni da parte del comune o dell'ASL. Ringraziando anticipatamente porgo i miei più cordiali saluti

    1. Buon giorno.
      Se l'associaizone mette a disposizione i propri locali dietro il pagamento di un corrispettivo trattasi senza dubbio di attività commerciale (per l'esercizio della quale occorre necessariamente che l'ente sia in possesso di partita IVA). Sotto il profilo igienico-sanitario non vi sono obblighi in capo all'Ente in quanto alimenti e bevande non vengono prodotti/somministrati dall'associazione stessa, poichè questa si limita esclusivamente a rendere disponibili i propri locali.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  44. Salve,faccio parte di un coro polifonico. Dopo un esibizione da parte del coro c'è stato chiesto di compilare un documento di quietanza.premesso ke come coro non abbiamo intascato nulla xke era uno scambio,cm giustifichiamo questo documento?

    1. Buona sera.
      Se non avete incassato nulla non si comprende il motivo per il quale Vi abbiano chiesto di compilare un documento di quietanza……
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

  45. Buongiorno Valerio.
    Trattandosi di un quesito di secondo livello, che richiede ragionamenti ed approfondimenti, la nostra prassi prevede l'apertura di una scheda cliente.
    Se desidera un supporto professionale può contattarmi all'indirizzo gabriele@movidastudio.it
    I migliori saluti,
    Gabriele Aprile

  46. Salve, vorrei chiedervi alcune informazioni.
    Sto creando un'associazione ludica non riconosciuta e senza P.Iva che si occupa di organizzare serate ed eventi ludici (giochi da tavolo, giochi di ruolo, ecc…). La maggior parte degli eventi avvengono in una biblioteca comunale, con cui stipuliamo un contratto di affitto delle sale.
    La nostra idea è quella di chiedere nelle serate un contributo di 1 euro ai soci per poter coprire le spese di affitto e acquisto giochi.
    Questo configurerebbe come "incasso di quote attività/corsi"?
    Lo stesso contributo di 1 euro si può chiedere ai non-soci o diventerebbe attività commerciale?
    Per questo contributo deve essere rilasciata una ricevuta?

    Al posto dell'euro potremmo chiedere una donazione libera, in questo caso bisogna rilasciare lo stesso una ricevuta?
    La donazione la possono fare tutti, soci e non?
    E' possibile chiedere un minimo per donazione, per esempio 50 centesimi oppure non è legale?

    Inoltre durante le serate vorremmo creare un piccolo angolo buffet con bevande e alimenti (confezionati) OFFERTI ai soci.
    E' necessaria l'autorizzazione commerciale anche se il cibo è offerto?

    Vi ringrazio dell'attenzione e della disponibilità.

    1. Buongiorno.
      Il contributo si chiama liberale nel momento in cui il socio riconosce quanto desidera. Diversamente, si chiama corrispettivo. Se raccolto dai soci è possibile incassarlo con il solo c.f. Diversamente è indispensabile la partita iva. La ricevuta viene rilasciate se richiesta, altrimenti non è obbligatorio. Non è assolutamente consigliato di richiedere un contributo minimo, in quanto si configurerebbe qualche corrispettivo. E' possibile offrire bevande ed alimenti confezionati ai soci senza autorizzazioni particolari.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

  47. Buongiorno.
    i ragazzi del nostro gruppo scout (AGESCI, che è A.P.S.) hanno promosso una raccolta di tappi ed altro materiale in plastica per sensibilizzare i ragazzi sull'importanza della raccolta differenziata e anche permettere loro di autofinanziarsi in parte il campo estivo (in parte, perché il guadagno potenziale è solo di un centinaio di euro al massimo).
    La ditta di riciclo ci propone di rilasciare un'autodichiarazione che in quanto ONLUS l'attività è fuori campo iva ed esente da altre tassazioni, ma credo proprio che questa possibilità non corrisponda alla nostra associazione, che non mi risulta essere onlus.
    È possibile che l'attività rientri nell'area di esenzione come raccolta pubblica di fondi? (mi pare che mancherebbe il requisito della pubblicità, essendo la vendita rivolta essenzialmente ad una sola ditta specializzata).
    D'altra parte però non si tratta nemmeno di "prodotti nuovi per la vendita" nè di altre delle fattispecie indicate qui come commerciali. C'è una via di uscita per poter ritenere la non commercialità della cosa? O quantomeno per evitare complicazioni burocratico/finanziarie che ben poco senso hanno per una piccolissima e occasionalissima attività del genere.
    Grazie per l'aiuto che potrete darci, siete un punto di riferimento.
    AS

  48. Salve faccio parte di un associazione culturale il cui scopo istituzionale è fornire attività ricreative e ludiche per i figli dei nostri soci. La medesima associazione ha solo il C.F., ultimamente c'è stato offerto di effettuare un servizio di mini club presso un Lido turistico per tutta la stagione estiva. Quest'ultima è intesa come attività commerciale, giusto? In questo caso si verificherebbe che le entrate derivanti dall'attività commerciale sarebbero superiori alle entrate dell'attività istituzionale… Per non perdere il cliente, cosa ci consiglia di fare?? In attesa di un suo Riscontro, la ringrazio anticipatamente.

    1. Buongiorno.
      Non ci sono tante possibilità. L'attività commerciale deve essere secondaria e sussidiaria a quella istituzionale. Il consiglio è di rapportarsi con il Lido turistico come persone fisiche e farsi retribuire come persone fisiche, senza che venga coinvolta l'Associazione.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

  49. salve io faccio parte di una aps che si occupa dei bambini fornedo attività ricreative e ludiche per i nostri soci per lo + mamme che lavorano…questo è il nostro scopo istituzionale dare sostegno a queste mamme! quando i nostri soci pagano una quota per usufruire di queste attività come la vado a contabilizzare? è un'entrata da attività commerciale marginale? o posso inserirla come quota attività e basta …queste "quote attività" devo per forza emettere ricevuta si tratta di pochi €! grazie 1000

  50. Buongiorno, avrei una domanda veloce veloce:
    La distinzione tra attività commerciali e attività istituzionali cambia in presenza di un Srl soprtiva dilettantistica o è ESATTAMENTE LA STESSA dell' ASD?

    1. Buongiorno.
      In relazione al quesito posto Le consiglio la consultazione dell'art. 148 del TUIR.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  51. salve sono il presidente di una APS con solo CF che si occupa di animazione, attività di babyparking attività ricreative in genere per i bambini, come campagna iscrizioni 2015 per farci conoscere abbiamo fatto uno"spettacolo" ,diciamo così, in piazza dedicato ai bambini. questo spettacolo e rientrato nel programma di carnevale del comune a cui abbiamo fatto una proposta con un prezzo per rimborso spese . volevo sapere :
    1)come posso fare la ricevuta al comune per questo rimborso?
    2)c'è una dicitura specifica che devo usare?
    3)devo allegare le spese in modo dettagliato?
    4)oltre alle spese posso inserire una parte come contributo per l'associazione?
    grazie 1000, sono un po confusa

    1. Buona sera.
      Premesso che non entro nel merito della tipologia di Ente scelto per erogare i servizi descritti, rispondo ai quesiti:
      1) allegando tutte le spese sostenute, altrimenti non si tratta di un rimborso;
      2) rimborso per spese sostenute con relativo elenco;
      3) esattamente;
      4) se è realemente un contributo liberale ritengo sia opportuna una ricevuta a parte, ma se è un corrispettivo per il servizio svolto è necessaria una fattura.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

    2. secondo lei abbiamo proprio sbagliato la tipologia?
      quindi devo allegare un foglio con titolare fattura,num. data e somma o devo proprio scrivere cosa ho acquistato, ho devo allegare le copie?non capisco in dettaglio fino a che punto devo assivare

    3. 4 per il prezzo abbiamo pattuito un forfait con l'accordo che la restante parte se si spendeva meno veniva data come sostegno all'ass. ma qsto è stato un discorso tra l'ass e il sindaco , nella proposta c'è scritto rimborso…ma non ho pensato in quel momento a come si contabilizzava tutto questo!!!

    4. Diciamo che per svolgere "servizi ed eventi" ha più senso costituire una società di servizi a mio avviso (ma ovviamente è la mia opinione). Per la rendicontazione delle spese deve richiedere al Comune quanto la stessa deve essere dettagliata. 4: confermo che sia meglio produrre una ricevuta a parte per il contributo. Gabriele Aprile

    5. BUONGIORNO ho ancora un'altro dubbio in tema! se acquisto ad esempio un faretto necessario per quella serata (sto facendo un esempio) ….cioè acquisto dei beni necessari per la serata ma che poi rimangono all'associazione questi posso inserirli nel rimborso spese?ho devo considerarne una parte….non tutte le cose che ho usato sono beni di consumo come contabilizzo tutto questo? grazie 1000

    6. si lo so infatti avevo chiesto ma loro ne sanno meno di me….non so proprio come comportarmi per essere più corretta possibile!contavo in un suggerimento …cmq grazie e complimenti!!!

  52. Buongiorno,
    l'ASD con o senza partita iva, allo scopo di autofinanziarsi può organizzare uno massimo due raccolte fondi all'anno. Vi chiedo:
    1)Durante queste raccolte fondi entrambe le ASD possono svolgere dell'attività commerciale defiscalizzata , senza applicazione di IVA e IRES , tramite la somministrazione di bevande e alimenti, la vendita di articoli di modico valore e la pubblicità offerta alle ditte sostenitrici?
    2) L'ASD con partita Iva (398/91) avrà un trattamento fiscale differente per i proventi descritti'?
    3)Nel caso entrambe le ASD possano svolgere della pubblicità senza applicazione di IVA e IRES quale documento dovranno o potranno rilasciare alle ditte sostenitrici?
    Grazie

    1. Buongiorno.
      L'agenzia delle entrate ha prodotto una guida intitolata "le agevolazioni fiscali a favore dell'attività sportiva dilettantistica" nella quale trova tutte le risposte.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  53. Buongiorno,
    innanzitutto grazie per tutte le informazioni che ci offrite.
    Ho da poco fondato, insieme ad altre persone tutte attualmente parte del Direttivo, un'associazione che aspira a diventare APS e a promuovere alcune tematiche culturali e artistiche tra il grande pubblico.
    La nostra idea è stata quella di unirci in associazione per lavorare insieme all'organizzazione di eventi, conferenze, spettacoli… sperando di ottenere fondi da bandi pubblici o contributi liberali, oltre a investire noi stessi.
    Ma abbiamo un grande dubbio: in teoria, potremmo anche restare senza soci, nel senso che la nostra intenzione sarebbe di preparare tra noi le attività e di proporle pubblicamente. Questo proprio in un'ottica di "promozione sociale", per trovare il modo di far conoscere alcune tematiche a tutti e non di parlarne solo a chi già le conosce (e quindi magari sia spontaneamente portato ad associarsi).
    Ma può esistere un'associazione senza soci, solo costituita da un direttivo? O va contro la legge?

    Altra faccia della stessa questione: è possibile organizzare eventi gratuiti aperti a tutti (un concerto, una conferenza…), o per forza chi partecipa deve essere un nostro tesserato? E se invece gli eventi fossero a pagamento o a offerta libera?

    Spero di avere espresso chiaramente i nostri dubbi. Grazie in anticipo per il vostro sicuramente prezioso aiuto.

    1. Buongiorno.
      Premesso che un'Associazione si chiama in questo modo perchè è un insieme di soci (quindi avrà già compreso la risposta al quesito posto), mi permetto di suggerirVi di non aspirare a diventare APS solo per ottenere fondi e contributi, perchè oltre a esserlo nella forma bisogna soprattutto esserlo nella sostanza…
      Non vi è divieto di organizzare eventi aperti al pubblico.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  54. forse caso simile al precedente.
    Ho un asd con CF per la promozione del modellismo.
    vorrei realizzare in un centro commerciale una pista per automodelli radiocomandati e dare la possibilità ai passanti di provare i modelli tramite versamento di 3€ (al fine di recuperare le spese e trovare fondi per la realizzazione di una pista fissa della quale ho già un progetto approvato)
    E' possibile?
    eventualmente quale sarebbe l'alternativa? contributo liberale = offerta libera !? in questo caso devo emettere ricevuta?
    grazie

  55. Ho un'associazione sportiva dilettantistica di pattinaggio e posseggo solo il codice fiscale. Premesso che posseggo diversi pattini e desidererei noleggiarli allorquando i ragazzi me li chiedessero, devo fare richiesta della partita iva all'agenzia delle entrate? Spero proprio di no. Logicamente il noleggio sarà pagato €. 2,00 per ogni ora di pattinaggio. Logicamente i ragazzi già pagano la quota associativa.

    1. Buongiorno.
      Se l'ASD ha tra i suoi fini istituzionali la promozione e diffusione del pattinaggio, prevede corsi e gare e da la possibilità ai soli soci che non ne sono in possesso di utilizzare i pattini dell'ASD e, in ques'ultimo caso, si tratta di un mezzo e non del fine, tale attività può intendersi istituzionale.
      I migliori saluti, Gabriele Aprile

  56. Buongiorno ho un'associazione culturale con la quale organizziamo feste ed animazione. Ci ha contattato un lido per fornire animazione per 8 weekend e dovremmo essere 4 pax. Premetto che nn ho p.IVA e andremo a lavovare per una modica cifra.. Lo scopo è quello di farci pubblicità.. Come dovrei fare per essere in regola?

    1. Mi perdoni ma non comprendo il quesito. In qualsiasi caso l'entrata da Lei indicata è attività commerciale, per cui non ci sono alternative.
      Se questa è l'unica entrata commerciale, immagino che tutte le altre entrate siano raccolte di quote esclusivamente da parte di soci (il problema delle feste è delle animazioni è che spesso ci si rivolge a non soci).
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

    2. Salve, sono il presidente di un'associazione culturale che nella sua sede svolge attività per i propri soci come: feste di compleanno, baby parking e piccoli corsi per bambini.
      Siamo stati contattati da uno stabilimento balneare per svolgere delle attività di animazione. Volevo sapere:
      1 se possiamo svolgere tale attività
      2 se possiamo chiedere un risarcimento per il materiale che useremo ed in che modo?
      3 se aprendoci una partita iva sempre con l'associazione possiamo emettere fattura.
      Vi ringrazio in anticipo
      Cordiali saluti

    3. Buongiorno. Per individuare le attività che l’Ente sia o meno legittimato a svolgere, ferma la necessità di rispettare il divieto di distribuzione di utili e di una finalità ideale non lucrativa, occorre verificare quanto disposto dallo statuto sociale. Ciò premesso i corrispettivi dovranno essere qualificati secondo quanto disposto da questi nostri specifici articoli di approfondimento:
      http://www.tuttononprofit.com/2016/02/enti-non-profit-quando-un-corrispettivo-e-istituzionale-e-quando-commerciale.html;
      http://www.tuttononprofit.com/2014/12/legge-39891-il-regime-fiscale-agevolato-enti-non-profit-associazioni-societa-sportive.html.
      Cordialità, Stefano Bertoletti

  57. Salve, il caso è di una associazione culturale con scopo istituzionale il riciclo ed il riuso di materiali anche attraverso corsi organizzarti. Ho alcuni dubbi su come configurare esattamente le varie fattispecie e vorrei un vostro parere data la competenza:
    1) Organizzazione corsi verso SOCI= attività istituzionale
    2) Organizzazione corsi verso NON SOCI= Attività istituzionale se non c'è corrispettivo specifico ( oppure sempre attività commerciale?)
    3) vendita beni prodotti dai soci seguendo il fine istituzionale, ceduti a SOCI = sempre istituzionale
    4) vendita beni prodotti dai soci seguendo il fine istituzionale, ceduti a NON soci = istituzionale solo se non c'è un corrispettivo specifico (oppure sempre commerciale?)

    grazie per l'attenzione, Daniel Inderst

    1. Buongiorno:
      1) si
      2) se il corso è gratuito non ci sono problemi (lo stesso vale nel caso in cui un soggetto terzo lasci all'Associazione un contributo liberale), ma se viene richiesto un corrispettivo specifico è attività commerciale;
      3) sempre commerciale;
      4) sempre commerciale.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  58. Salve noi siamo un associazione culturale teatrale che fa rappresentazioni e diamo in beneficenza il ricavato ovviamente trattenendo l occorrente x coprire le spese sostenute, abbiamo il codice fiscale e vorrei sapere se è necessario avere anche la partita iva.grazie in anticipo

    1. Buongiorno.
      Se i biglietti vengono venduti anche a non soci la partita IVA è da aprire, in quanto trattasi di attività commerciale.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  59. salve, la mia è una associazione di promozione sociale con P.I.
    stiamo per lanciare un progetto dedicato alla promozione turistica locale (obiettivo statutario) che comprende anche l'organizzazione di escursioni a tema a favore dei nostri associati. per tale attività ho individuato i seguenti costi da sostenere: copertura assicurativa+trasporto+insegnante di italiano (a seconda dell'utenza)+assistenza logistica. Il costo complessivo a carico dell'utente, una volta associatosi, è da considerarsi "quota socio attività"?grazie

    1. Buongiorno.
      Un costo sarà quello della quota sociale (a meno che l'abbia già pagata), mentre un altro costo sarà quello della quota per partecipare alle attività. Entrambe, per quanto ho potuto leggere dalla Vostra domanda, sono entrate istituzionali.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  60. Noi siamo un'associazione 'non riconosciuta' (registrata all'A.E.) che ha come oggetto la promozione della conoscenza dei prodotti gastronomici di qualità, in particolare la birra artigianale.
    Non abbiamo né P.IVA né sede, una volta al mese circa ci troviamo presso un locale pubblico (pub, ristorante), sempre diverso, e teniamo una serata, rigorosamente riservata ai soci, dove si invita un birraio e lo si fa parlare dei suoi prodotti oppure si comprano delle birre (in questo caso vengono fatturate a noi), le si degusta (con la partecipazione di esperti), si distribuisce del materiale, si incassa un corrispettivo a pura copertura del corso (birre + abbinamenti a cura del locale).
    Non la vedo come una vera e propria somministrazione di bevande in quanto non c'è un compravendita, un partecipante non può venire e chiedere da bere in più di quanto previsto nel programma, gliele portiamo e se le servono da soli, non c'è ricarico.
    Come potremmo altrimenti svogere attività isituzionale?
    Altrimenti come potremmo presentare un'attività del genere, come corsi 'monografici' e relativo materiale didattico?
    Oppure dovremmo incaricare qualche socio di ordinare le birre necessarie quando organizziamo i GAS (abbiamo nello statuto questa possibilità) e 'ricomprargliele'?
    Grazie.

  61. Buongiorno,

    a volte alcuni dei SOCI della nostra ASD chiedono di poter usufruire della sala ristorante in modo esclusivo per festeggiare ricorrenze personali (battesimi, cresime, compleanni…). Possiamo richiedere un'offerta libera considerandola EROGAZIONE LIBERALE o dobbiamo comunque annoverarla come attività commerciale? Cosa dobbiamo scrivere sulla ricevuta? Grazie e saluti.

    1. Buongiorno.
      Se chiedete un corrispettivo fisso si tratta di attività commerciale, se invece lasciate la sala liberamente ed il socio rilascia un contributo liberale (ciò significa che anche 1 euro deve andarVi bene…) allora è sufficiente un ricevuta con indicato "contributo liberale". I migliori saluti, Gabriele Aprile

  62. Buongiorno, è da un po' che sto pensando di convertire i miei hobby in una o più associazioni, ma no n so se è la via corretta da percorrere, io ho dei siti web, dove oltre alla pubblicità di google faccio pubblicità, gratuita per ora, alle aziende, inserita in un contesto di promozione e valorizzazione del territorio… mi domando se sarebbe possibile considerare l'idea di un'associazione… Grazie in anticipo.

  63. Buongiorno,
    Innanzitutto complimenti per il sito!
    Faccio parte di un'associazione corale in possesso del solo cf. Siamo intenzionati a produrre un cd che poi verrebbe presentato durante le ns. esibizioni chiedendo un'offerta/contributo libero a chi volesse acquistarlo. Questa sarebbe un'attività commericale?
    Grazie, saluti!

    1. Buongiorno e grazie!
      Se si tratta di un contributo liberale (anche 1 euro deve andare bene però, altrimenti sarebbe un corrispettivo e sarebbe attività commerciale), è sufficiente il c.f. in quanto attività istituzionale.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

    2. Grazie mille!!
      Si si, qualsiasi importo andrà bene, non fisseremo nessun importo minimo…speriamo in un po' di buon senso, anche se abbiamo già "visto" di tutto.!
      Saluti e buon lavoro!

  64. La nostra Associazione ha come scopo statutario la promozione della birra artigianale.
    Non abbiamo né P.IVA né una sede fissa, una volta al mese organizziamo presso dei locali (che ci prestano una sala e ci preparano degli abbinamwenti) delle serate di presentazione di birrifici e tipologie birrarie, riservate esclusivamente ai soci.
    Si fa parlare il birraio (quando c’è), si degustano le birre (come si fa con il vino) con l’aiuto di esperti, si mangia.
    Ovviamente in queste occasioni dobbiamo comprare e proporre delle birre da assaggiare e chiediamo un corrispettivo che copra le spese per quelle e per il cibo.
    Si può considerare un’attività istituzionale?
    Grazie. – See more at: http://sef-italia.teamartist.com/2013/10/09/associazioni-come-distinguere-le-attivita-istituzionali-da-quelle-commerciali/#comment-22

    1. Buongiorno.
      Come ha potuto leggere nell'articolo, la somministrazione di bevande ed alimenti è attività commerciale, pertanto è scorretto gestire questa attività senza una partita IVA e senza dichiararne commerciali i proventi.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

    2. Ma non è somministrazione vera e propria, secondo me: lo facciamo una volta al mese e non in un nostro locale, il cibo viene fornito e pagato a chi ci ospita, le birre sono date a prezzo di costo ai soci come "materiale didattico" della serata a tema o del corso che abbiamo organizzato.
      Siccome organizziamo anche dei gruppi d'acquisto, potremmo chiedere ai soci di acquistare le birre da utilizzare nel corso?

    3. Buongiorno.
      Il gruppo di acquisto solidale è una tipologia di Ente specifica. In qualsiasi caso, Vi abbiamo esposto quanto recita la normativa. Se la birra è offerta all'interno di una quota attività che il socio paga, la questione è differente.
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

  65. Ciao,
    complimenti per l'articolo. Domande:
    1) come si contabilizzano le quote attività/corsi soci?
    2) come si contabilizzano le quote attività degli aspiranti soci che usufruiscono dell'ingresso prova?
    Per questi due casi che documentazione va loro rilasciata come quietanza d'incasso?

    Grazie e ciao
    Paolo

    1. Buona sera Paolo e grazie.
      1) sul file di prima nota dovrete inserire una voce in entrata chiamata "quota attività" o "quota corsi" e questa serà attività istituzionale;
      2) tale corrispettivo è attività commerciale in quanto raccolta da soggetti terzi, pertanto dovrà esserci una voce in entrata sulla prima nota inerente all'attività commerciale in genere o agli ingressi di prova (in qualsiasi caso attività commerciale).
      I migliori saluti,
      Gabriele Aprile

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